Ma le maestre sì

Magari non tutti scaricano gli allegati .tif. Io però me lo sono scaricato, metti che passa di qui uno e non mi crede. L’allegato è una pagina di QN (Il Giorno/Il Resto del Carlino/La Nazione), le parole sono di Francesco Cossiga. L’intervista è di Andrea Cangini. Il titolo è: “Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei”.

“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. (…) Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.”

Se vi hanno messo a ferro e fuoco la città e incendiato la macchina mentre Cossiga era ministro dell’interno, adesso potete andare a rettificare la denuncia verso ignoti.

Grazie a Marok per avermi allietato la giornata con questa informazione.

Cronaca vera/nera, Va tutto bene

Grazie per i reminders

A volte, mentre le notizie filtrate di qualche telegiornale mi finiscono fuori dal televisore, mi trovo costretto a pensare, a voce bassa: forse ho fatto male a votare quelli, avrei dovuto votare anch’io questi. Poi, per fortuna, questi fanno qualcosa che mi rimette il pensiero in fondo all’angolino buio della testa, cambio canale e mi guardo Un posto al sole estate.

Cronaca vera/nera, Va tutto bene

Pronto ACI?

Festa in famiglia: per ogni automobile, è arrivata la comunicazione di cortesia. Di cosa si tratta? Secondo la Regione Lombardia, la complessità di calcolo stabilita dall’amministrazione centrale ha spesso causato errori in buona fede da parte dei cittadini, quindi ci richiedono i soldi del bollo auto 2005, che a loro non risulta pagato. In effetti era molto complesso, in quegli anni remoti, andare in posta e pagare un bollettino. Ma, forse perché appartenenti a un genere mutante con QI più alto, ci eravamo riusciti. Una volta aperte le porte dell’ufficio postale (oggi è più comodo, c’è la fotocellula) era bastato trovare uno sportello con scritto “aperto”, porgere il bollettino e pagare. Ricordo ancora la sudata. Cristo santo, che complessità!

Cosa devo fare se ho già pagato? Facile: telefonare a un numero di telefono per il resto della mia vita, sperando che il disco registrato non dica che tutti gli operatori sono occupati e di riprovare più tardi. Niente attese in linea, riprovare più tardi e fine. E ogni volta ti riascolti tutto lo stramaledetto messaggio introduttivo, caro utente.

Allora vado all’ufficio ACI. Secondo visura della targa da parte loro, il bollo non è pagato. E me lo dicono mentre gli sventolo davanti la ricevuta del bollo pagato. Sa, se ha pagato in posta magari non l’hanno segnalato. Se ha pagato dal tabaccaio magari ha messo un’altra data… Se telefoni al numero che ti danno, non parli con nessuno. Indi: la complessità avrà creato errori, ma dubito riguardino i cittadini. E’ illuminante sapere che nello stesso mondo dove posso prelevare 50 dollari a Manaus con lo stesso bancomat che uso a Milano, succeda che in tre anni nessuno sia riuscito a far sapere a un database che ho pagato il bollo auto.

Non riuscendo quindi a telefonare al numero indicatomi, dopo aver perso tempo (e quindi denaro) a scartabellare tra un milione di ricevute, spenderò qualche altro euro per mandare il tutto via raccomandata a loro e in copia a loro. Ovviamente il tutto condito da un bel “Viva l’Italia”.

Bei tempi quando si riusciva a prendere la linea:

Cose mie, Va tutto bene

Ridete, comunisti!

Ha ragione Altero Matteoli: la sinistra non riesce più a sorridere. E fa bene a non farlo. Non dovrebbe farlo nemmeno la destra. Non dovrebbe farlo nessuno, di fronte a persone che devono pulirsi il culo con la cartigienica a un velo perché non possono permettersi di spendere dieci sacchi per un pacco di Scottonelle.

Sarà anche una battuta scherzosa. Anzi, lo è di certo. A me ha fatto ridere. Ma non è la battuta a lasciare allibiti, quanto il contesto. Non so se ha suscitato ilarità in quelle coppie che non possono avere figli perché senza lavoro, senza soldi, senza un contratto che gli consenta di avere dieci metri quadrati di appartamento in affitto. O, peggio, senza una Playstation 3.

La battuta (con incluso un mai inopportuno tocco di maschilismo) rende evidente l’ovvio, se ancora ce n’era bisogno: questa gente è così lontana dai problemi di chi vive in Italia da scherzare su uno dei drammi più terribili della nazione. Non sono cattivi, né cinici. Semplicemente, non gliene frega un cazzo. Parlo al plurale perché sarebbe troppo semplice puntare il dito su uno soltanto, per via dell’ennesima battuta a sproposito.

Ma non importa: a differenza di questa classe politica un po’ troppo seriosa, i precari riescono a sorridere davvero. Oltre ad essere intelligenti. E se siete ragazze precarie con un bel sorriso, potete fare richiesta di mantenimento e scrivere direttamente a lui. Così la smettete di mandarmi mail pornografiche, tra l’altro.

Va tutto bene