Et voilà

Noi dello staff (cioé io e basta) siamo davvero molto felici di aver ricevuto tantissime mail (ad oggi sono già quindici, ma aumentano in maniera esponenziale) che ci chiedono: “Ehi, ma dove sei?” (lo chiedono al singolare perché sanno che sono io e basta). Gente che si preoccupa, che mi manda dichiarazioni di stima e cordiali vaffanc.
Giovani uomini che mi stringono virtualmente la mano, giovani donne che appoggiano virtualmente le mani sul mio fallo turgido virtuale… ma poi ancora femminielli, asessuati, bisessuali, trisessuali, amanti del piede, feticisti dei palloncini, cani e porci. A tutti loro non posso che dire: “Grazie, sono virtualmente commosso”.

Ci siamo (cioé io e basta) e abbiamo dato una rinfrescata a cinico.net, che adesso è un blog. Figo, eh? Alla fine ci sono cascato. Non è che ho la puzza al naso e non mi piacciono i blog, ma non avevo voglia di sbattermi. Poi però, visto che quelle poche volte che scrivevo lo facevo sul blog e visto che cinico.net è casa mia e il blog è un po’ una cosa ospitata, da adesso cinico.net diventa il blog. Così mi sono sbattuto e ho installato wordpress e i plugin e queste cose qui e adesso cinico.net è fatto così, come lo vedete. Insomma, si torna a casa, cambiate il feed.

Una nota: i vecchi pezzi che avevo scritto per la prima versione di cinico.net li metterò nel blog sotto forma di post, così non si perdono, con le antiche date di pubblicazione. Ecco perché il blog parte adesso ma ha già l’archivio dal 2001, non è che avevo iniziato a scriverlo di nascosto ad agosto di sette anni fa.

Cose mie

Alberi e feti

Volevo commentare questo bel post di Andrea Beggi, ma ha giustamente chiuso i commenti, più o meno quando qualcuno ha scritto “Come mai ci si indigna così tanto perchè sono stati tagliati degli alberi ed invece la soppressione di un feto viene sventolata come una conquista della donna progressista matura ed intelligente?”.

La soppressione di un feto, scelta sicuramente sofferta e che coinvolge spesso una donna e magari una famiglia, se ce l’ha, è un dolore che difficilmente può immaginare un uomo, soprattutto se ha deciso di vivere in castità. E’ una decisione personale, intima, che la accompagnerà a lungo nella vita. Probabilmente per sempre. Il solo parlarne come se fosse un vezzo, un capriccio, dovrebbe essere peccato mortale. Chi tanto si pronuncia in favore della vita, dovrebbe avere il buon senso di pensare alla vita di chi si trova in una situazione che potrebbe essere disperata. Magari, certo, perché no, a seguito di un errore. Ma gli errori li commettono tutti, al punto che Cristo (sì, proprio quello al quale si ispira l’istituzione che si impiccia dei fatti nostri, cattolici ma anche laici o qualsiasi persona che ha la sventura di vivere in questa nazione) disse un giorno: “Chi è senza peccato, eccetera”.

Se, infine, il leit motiv della tua fede è beati i poveri, allora fai il povero. Punto, basta. Non spendi un milione di euro per fare una gita a Genova, che i soldi arrivino dal Comune o da John Della California. Quando tanto ti batti per i diritti dei deboli, a partire dai poveri feti indifesi, ti vergogni di fronte a uno sperpero. Perché quel milione lo potevi mandare in Africa o anche solo civilizzare l’ultimo dei ghetti della tua città, così da prevenire un po’ ignoranza e di conseguenza magari anche qualche aborto di quelli fatti tanto per fare.

I soldi non li spende il Vaticano? Benissimo, manda una mail al Comune di Genova e gli dice: “Cari, noi siamo poveri e beati e gli sprechi ci danno acidità di stomaco. Vi mando una benedizione e il milione di euro usatelo per un ospedale”. Non ci sono altri punti di vista. Lo sperpero se lo possono permettere tutti, da Berlusconi a Beppe Grillo. Il Papa non può. Va contro la sua stessa dottrina.

Vi è poi un’altra affermazione di qualunquismo che recita, più o meno: perché invece di spendere soldi per salvare la foca monaca non si danno ai bambini che muoiono di fame? Ci abbiamo provato, ma se li giocano tutti ai cavalli.

Cose mie

Sono pieno di colpe gravi

Nella vita si commettono degli errori. Io, insieme alla mia ex moglie, ne ho commesso uno: sposarmi. Grazie a una legge, che mi azzardo a dire perfettibile, ho divorziato. Oggi entrambi facciamo una vita migliore.
Ma secondo il Papa, “L’aborto, con il divorzio, è una colpa grave“. Bene, sempre per via del fatto che nella vita si commettono degli errori, i miei genitori ne hanno comesso uno: mi hanno battezzato che ancora non sapevo camminare e parlare (per loro fortuna, visto che la prima parola che ho pronunciato è stata cacca). Almeno a questo posso rimediare, provvedendo quanto prima alla pratica dello sbattezzo. Io poi sono anche convivente, quindi figuratevi… mi manca solo una croce rovesciata appesa dietro la schiena.
Insomma, è evidente che per sua scelta prima ancora che per la mia, questo non è il mio Papa. Mi pare un po’ troppo semplice essere il re dei peccatori quando devono sputare in faccia alla civiltà e uno che riempie le fila delle loro percentuali quando devono farsi belli del numero di cattolici in Italia. Se proprio devo avere un punto di riferimento, preferisco lui.

Cose mie