Continuo a ripetermi che non è colpa mia, che non ci posso fare niente… e intanto faccio un’inventario di tutta la carta che transita dalle mie mani e finisce inesorabilmente nel cestino dell’immondizia. Piante morte inutilmente, per essere portavoci di minchiate che nessuno leggerà mai.
Nell’era dei computer, delle pagine web, io sono quotidianamente sommerso da pagine vere, piene di stronzate.
Mi sveglio alle 12 e vado a guardare se c’è posta. Nella cassetta delle lettere trovo, nell’ordine: una copia di Famiglia Cristiana, che mi regalano per convincermi ad abbonarmi (adesso è cambiata, c’è scritto); un volantino ripiegato del Blockbuster in cartoncino colorato di ottima fattura, che mi annuncia le ultime novità e mi regala un affitto per una cassetta o un dvd, a mia scelta; quattro o sei pagine arrivano da un ipermercato, che mi mette al corrente degli ultimi 3×2 e sconti e promozioni varie; la Wolkswagen che mi fa presente che è uscita la nuova Polo, volessi andare a provarla…; il resoconto della CartaSì, al quale è allegata la rivistina “Appunti Sì” (questa non so dirvi che cosa mi dice: la butto al volo, di solito); quattro (e sottolineo quattro) buste contenenti brochures varie di riviste per le quali mi viene offerta la straordinaria possibilità di abbonarmi a un prezzo convenientissimo, anche meno della metà.
Infine quelli di Altroconsumo, che mi mandano la pubblicità del loro servizio, grazie al quale potrò risparmiare novecento (900!) e più euro seguendo le loro comparazioni di prodotti (un cellulare modello Pinco da 89 euro, per esempio, secondo le loro comparazioni è migliore di un cellulare modello Pallo da 350 euro. Può essere; anzi, ne sono sicuro. Ma se vogliono un mondo migliore, come sembra di capire, perché hanno raccolto i miei dati per poi mandarmi un etto di carta indesiderata, mai richiesta?).
Prendo la macchina. Mi fermo al benzinaio e mentre faccio gasolio mi dà una cartolina e un po’ di bollini di carta che getterò via fra poco, insieme a quelli che mi mette in mano la commessa del supermercato. Cartolina e un bollino ogni 5 euro di spesa…
Fuori dalla porta del supermercato un tizio mi mette in mano un volantino che annuncia che Piro Piro chiude per sempre e vende i giubbotti di pelle con uno sconto da paura. Piro Piro (è un nome di comodo, ovviamente) è in chiusura definitiva da almeno quindici anni, tra l’altro.
Sosta edicola. Con pochi euro mi trovo nelle mani una quantità di carta allucinante. Con il quotidiano, con il solo stramerdoso quotidiano, ho in regalo il settimanale del quotidiano stesso, una rivistina sulle nuove tecnologie, una rivista su come arredare casa mia con pochi spiccioli e un po’ di cartoline varie per abbonarmi a tutti le riviste del gruppo con sconti fenomenali.
Sono sveglio da due ore e ho già in mano tonnellate di carta…
Poi ieri sera non mi parte più il computer e allora dico guardo il manuale del sistema operativo. Carta utile, finalmente. Carta usata per scriverci quello che serve, per cavarmi dagli impicci, per trasmettere un po’ di cara e vecchia cultura, eccetera, sfumando.
Il manuale è composto da 24 pagine, così divise: la prima è la copertina; la seconda è bianca; la terza è bianca con scritto a metà foglio “… il centro della vostra vita digitale”; quarta pagina installazione; quinta pagina configurazione; dalla sesta all’undicesima la spiegazione riassunta di tutte le nuove meraviglie (chat, stop alla posta indesiderata, archiviare i propri contatti, masterizzare un CD e altre minchiate…); pagine 12 e 13 alcuni siti per saperne di più; da pagina 14 a 21 vi risparmio le boiate; pagine 22 e 23 bianche; pagina 24 nome dell’azienda produttrice e tutti i marchi e copyright e i diritti. Fine.
Okay, ho capito. Ho compreso il concetto: vado a comprarmi un libro. Stabilito che la carta gratis non vale veramente niente, cerco di consolarmi con quella a pagamento. In libreria prendo in mano il Mega Manuale di Mac Os X (è un nome finto, tanto per dire) e mi dico fico, con questo i problemi sono risolti; lo giro su se stesso per vedere quanto mi costerà il sapere e – porca merda, aggiungo – mi costerà 54 euro.
54 euro?
Ma che cazzo ci scrivono per valere 54 euro? Voglio dire, sono 104.000 della vecchie lire. Platone lo trovo a 5 euro. Il Mac OS X a 50.
Tra l’altro i primi capitoli li metteranno insieme con il copia e incolla, perché dicono ovviamente sempre le stesse cose. Compro libri su Photoshop da dieci anni e tutti iniziano con “capitolo uno: i menu di Photoshop”, partendo dal menu file e i comandi apri e salva e salva con nome che già le prime 124 pagine le potrei strappare e avere così un libro da solo un paio di chili anziché sei o sette.
E anche quelli che guardo adesso non si discostano dalla regola. Decine di volumi con un peso che varia dai due ai dieci chili (la carta, miodio, la povera e bistrattata carta…) che iniziano sostanzialmente tutti allo stesso modo (con le parole, per inciso, che dovrebbero essere contenute nei manuali allegati ai software, che ormai non esistono più – c’è la guida in linea! e se il computer non parte la guida in linea come cazzo la leggo? e il PDF di Acrobat come lo leggo? Li dovevo stampare prima, in un giorno di calma?).
Grazie al comando apri potrete aprire; grazie al comando chiudi potrete chiudere; grazie al comando salva potrete salvare. 54 euro, grazie.
Ultimo appunto sulla carta: in questi giorni (sto parlando di quelli in cui sto scrivendo, lettore sprovveduto) a Milano c’è lo Smau. Non ci sono ancora andato, ma magari un giro lo farò. Quest’anno mi sono imposto, se andrò, di tenere le mani rigorosamente in tasca.
Se le lascio libere, dopo un’ora al massimo terranno ognuna una borsa PIENA di cataloghi e volantini e depliand e copie omaggio di riviste e.
Tornerò a casa, appoggerò le borse da qualche parte, poi da qualche altra parte, poi lei mi dirà: quando hai tempo dai un’occhiata a quelle borse piene di cataloghi dello smau, quelle appoggiate vicino alle borse con i cataloghi che avevi preso a maggio alla fiera del libro; poi butterò tutto via.