Oggi farò un post classico di quelli da blog classico, tipo ho fatto questo ho fatto quello. E vi parlerò del mio primo maggio. Volevo parlarvene prima ma ho questionato sulla faccenda del comico che ha offeso la chiesa. Avrei evitato, ma il Papa mi ha telefonato e non ho potuto farne a meno.
Il primo maggio l’ho passato con la mia fidanzata, con alcuni giovani iscritti alla chat sms di The Club, con delle madri che tenevano in braccio figli di un anno che urlavano per la noia e per le coliche, gente che l’ultima volta che si è lavata pioveva, mangiatori di aglio, uno che si è asciugato il sudore delle ascelle con le mani per due ore e venti minuti, tenendo la t-shirt mezza alzata e spalmandoselo sul petto. No, non ero al Carrefour. Ero al cinema.
Sono andato a vedere Spiderman 3. Io con Spiderman ci sono cresciuto e i suoi film mi piacciono a priori. Se mi fanno vedere due ore di Spiderman che volteggia per me è ok. Me ne fotto della trama. Viva Spiderman. Ma questa volta sono rimasto scioccato. Non saprei dire se il film mi è piaciuto, perché ho passato tutto il tempo sperando che finisse in fretta. Quando una madre non si alzava con un bambino di due anni in braccio, piangente, un coglione riceveva un sms in polifonia. Se devi scambiarti idiozie al telefono per due ore il tuo posto non è il cinema. E’ il lettino dello psicanalista. Stessa cosa se devi fare una foto allo schermo del cinema. Vorrei darti una notizia: qualcuno le ha già fatte, meglio di te e le trovi su Google Images.
Intanto, Spiderman procedeva. Il film inizia a pompare dopo la prima mezz’ora, cioé quando hanno svegliato Sam Raimi per dirgli che avevano già iniziato a girare da un pezzo. Siccome l’idea di un solo nemico era risultata vincente, in questo hanno deciso di metterne tre. Attenzione allo spoiler: tre coglioni. Venom, il nemico più terribile dell’Uomo Ragno negli ultimi anni, è caratterizzato davvero bene: sembra il gatto Felix dopo una ventina di zuccherini imbevuti nell’acido lisergico. L’Uomo Sabbia è fatto benissimo, a differenza del suo background. Ruba, uccide, distrugge mezza Manhattan e sbatte la testa dell’Uomo Ragno su una trave di ferro per quattromila volte. La ragione è semplice: gli servono dieci fantastiliardi per curare la figlia zoppa e vuole che si sappia che è una brava persona. In effetti Peter Parker lo perdona, soprattutto dopo che quest’ultimo gli confessa che ha ucciso suo zio, ma per un nobile motivo. Quale motivo? Mmh… bho?
In ogni caso potrei sbagliarmi. Ho smesso di concentrarmi sul film quando il tizio seduto al mio fianco ha iniziato a respirare come Darth Vader. Finale comunque memorabile. Il momento più intenso è stato quando mi sono alzato per andarmene. Ho fatto anch’io una foto: al cinema. Me la tengo per quando mi capiterà di dover scegliere tra tornarci o farmi inculare da un mastino napoletano.
Per fortuna a Tavazzano, vicino a Lodi, suonavano i Lou Dalfin. Musiche occitane, però suonate come se i Sex Pistols fossero nati in Occitania. Favoloso. Inoltre le danze occitane sono divertenti e travolgenti. Se nessuno ti obbliga a ballarle. Metto i Lou Dalfin tra i miei dieci gruppi preferiti. Insieme a Toy Dolls, Damned e altri sette che non me li ricordo. Se vi capita di averli a tiro, non perdetevi il loro concerto. Mi ringrazierete. Io dopo mezz’ora che li ascolto vorrei essere un occitano. E vi lascio con una frase del corsaro Joan Peirol: “Se non lotti per quello che ami, finisci per amare quello che hai”.
E questo è tutto.
Come dite, non ho parlato male del Papa? Non lo faccio più, da quando ho scoperto che è un lettore del mio blog.
W Spiderman e anche i Lou Dalfin.
Chi se ne frega se non si capisce qualcosa, a me piace vedere supereroi volteggiare anche se non ha senso il motivo per cui lo fanno e pure con una parrucca di pop corn gialli e bianchi insalivati da un moccioso di 3 anni.
Perfettamente d’accordo. L’unico momento con un po’ di calore è la nascita dell’UomoSabbia. Per il resto la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti e si vede lontano un miglio che né Raimi né Maguire c’avevano voglia di fa’sto film. Speriamo che non ce ne sia un quarto.