Parcheggi

Oggi sono andato all’IperCoop per comprare delle cose. Vado lì perché la coop sei tu, quindi magari ci si becca qualche volta, anche se non è ancora mai successo. Comunque niente, ho scoperto che la gente nei parcheggi sotterranei delle IperCoop (ma probabilmente anche delle IperBennet e delle IperEsselunghe) non guarda mai le frecce direzionali, ma neanche i cartelli del senso unico. Se ne fregano. Tu giri bello bello con la tua macchina seguendo la freccia per terra e pa-pam!, c’è lì uno che arriva dall’altra parte, che se ne frega della freccia per terra. Anche gli stop e le precedenze. Zero.

Poi vanno tutti a manetta oppure lentissimi. Se non ti fanno volare via la parrucca ti fanno crescere la barba. E certi si fermano all’improvviso a un incrocio per guardare se c’è posto nella corsia senza girarci dentro. Guardano e tu stai lì dietro a respirare le loro emissioni. A volte però lo faccio anch’io. Solo che io non mi fermo: rallento. La so lunga. Rallento, guardo con attenzione e appena vedo un posto libero… zac!: mi ci fiondo. Poi arrivo lì ed è una smart merdosa che sembrava che invece c’era posto.

Insomma, per comprare due cose all’IperCoop che poi non le ho neanche trovate, mi sono rovinato la giornata.

Cose mie

Generazioni

La differenza tra le vecchie generazioni e le nuove si fa sempre più evidente. Questi per esempio non hanno fatto il filmato con il videofonino da mettere su YouTube! Pivelli.

Cronaca vera/nera

Ikea

L’Ikea mi ha indubbiamente salvato la vita parecchie volte. Quelli sempre a corto di denaro come me, grazie all’Ikea non solo si arredano la casa, ma si prendono anche lo sfizio di cambiare qualcosa ogni tanto. Però…

Perché alll’Ikea mettono i pistolini di legno (quelli per attaccare i pezzi, per intenderci) sempre contati? Ma cazzo, mettetene uno o due in più, no? Anzi, mettetene una manciata, che costeranno un centesimo… Un giorno mentre montavo un mobile in garage (il nome non me lo ricordo, qualcosa tipo “Drtekjffj”) mi è finito un pistolino in un buco nel pavimento e ho dovuto togliere le piastrelle e scavare per ritrovarlo, se no non finivo di montare il mobile.

Una cosa che mi fa impazzire dell’Ikea sono i nomi dei mobili. Sture, Stokke, Furksi, Oatrik… Tra l’altro pochi sanno che in realtà sono tutte parolacce norvegesi. Li mischiano con dei nomi normali, tipo Billy, per non farti sgamare la cosa.
L’ho scoperto anni fa durante un interrail, entrando in un’Ikea di Oslo. Là i mobili avevano nomi tipo “Figa”, “Sborra”, “Vomito”… Quelli dell’Ikea sono dei gran burloni.

Invece la cosa che più odio in assoluto è il sacchetto giallo, quello che puoi prendere subito all’inizio, insieme al foglietto per segnarti i mobili e una manciata di matite. Insomma, non potete non aver capito: mi riferisco a quello che non serve assolutamente a un cazzo. E’ largo un metro e alto un centimetro. Cade tutto a terra, te lo sbatti continuamente sulle palle, devi tenerlo in modi improbabili. E’ una tortura.

Poi c’è il carrello per il settore cose medie e il carrellone per il settore cose grosse. Riesci a comprare tre stronzate e a uscire con due carrelli e un borsone con la roba che ti cade per terra.

Il carrellone per le cose grosse, poi, lo hanno veramente studiato bene. Se prendi qualcosa di lungo, per esempio due o tre Billy, tra te e le maniglie per afferrarlo e spingerlo ci sono almeno due metri. Lo devi tenere inclinandoti a novanta gradi.

Alla cassa c’è la pubblicità per farti comprare il suddetto borsone.
Un cartello ammiccante recita: “Ti piace il borsone giallo? Compralo blu!”
Ma siete fumati? Se mi piace giallo perché cazzo dovrei comprarlo blu?

Cose mie

Blockbuster

Al Blockbuster I film mi conviene comprarli, perché spesso me li dimentico e non c’è uno sconto per i cazzoni come me. Ma non dico le versioni normali: la spesa mi converrebbe anche comprando il cofanetto extra special director’s cut final edition di ognuno. Per via dei miei mirabolanti ritardi, potrei pagare un film 100 € come ridere… Senza contare il fatto che pago anche quando li porto in tempo, ne sono certo.
Blockbuster è una roulette russa. Quando affitti un film e gli passi la tessera ti senti come quando dai patente e libretto ai caramba.
Non sai mai se quella pistoletta che legge il bar-code ti lascerà passare incolume.
“Ha un ritardo…”, ti dice il tipo con un sorrisetto.
“Ma io non me lo ricordo…”
” E invece c’è: due euro e cinquanta.”
“Mah, vabbé…”
Il bello del Blockbuster è che non puoi dimostrargli il contrario. Non ti lasciano una ricevuta quando gli riporti il film. Lo infili in quella grande buca delle lettere e vaffanculo, da lì in poi devi sperare di non stargli sui coglioni.
Io, ovviamente, gli sto sui coglioni. C’è un ritardo. C’è un ritardo. C’è un ritardo.
Ma un giorno la prova la faccio: entro, affitto un film, esco e lo imbuco subito. Poi torno dopo tre mesi, porgo la tessera e aspetto di sentire “C’è un ritardo”.

Inoltre un sacco di volte i DVD sono danneggiati alla fine del film. Vi è mai capitato? Mica all’inizio o dopo un quarto di film… Alla fine! Alla fine, cazzo! Qualche tempo fa mi è successo per tre volte di fila. Un’ora e quanranta di film per poi non sapere come va a finire. Sì, ok, il giorno dopo te lo sostituiscono, ma fino al giorno dopo io che cazzo faccio? Passo la notte insonne per la rabbia, ecco che faccio.

Comunque la tessera l’ho disdetta. Non posso concepire un posto così grande pieno di film e senza nemmeno un porno. Almeno i classici.

Cinema & TV, Cose mie

Case & Stili

Mi è difficile levare della polvere dai mobili. La guardo dal divano e mi dico che domani sarà ancora lì, questa oppure della polvere nuova, se mai mi venisse la malsana idea di alzarmi, cercare uno straccio, pulire. Minchia, mi sono stancato anche solo a scriverlo. Quando penso di essere uno zozzone è sufficiente che mi sieda di fronte alla tv a guardare un po’ di pubblicità (non è difficile, basta accendere la tv e girare un po’ tra i canali per 30 secondi; è impossibile non trovare un canale con della pubblicità dopo 30 secondi di zapping).
Non manca mai la pubblicità dei detergenti per la casa miracolosi. E con loro, per mettermi a posto la coscienza, la sfilate delle case più luride del pianeta.

Ecco arrivare la signora che suona al bel single del piano di sotto. Mi scusi, gli dice con fare ammaliante, non è che saprebbe consigliarmi un prodotto per pulire questo o quello? Lui, sedotto dall’idea di un rapporto mature MILFS sex porn old pussy, prende il suo bravo spray e le va a pulire tutta la casa, mentre lei scopre la coscia sempre più. E la casa FA SCHIFO! Croste, unto, calcare da fare impallidire le grotte di Postumia… Per favore signora, le pulisco anche la lettiera dei gatti ma non alzi quella gonna!

Poi arriva la signora del Chillit Bang, quella che afferma: “Sono una fanatica di Chillit Bang!” e ci conduce allegra a casa sua a mostrarci come il prodotto pulisca il lavandino incrostato e la doccia lercia stile autogrill. Che voglio dire, per essere una fanatica del Chillit Bang ha una casa che farebbe schifo ai punkabbestia.

E tutti a dire che si trovano benissimo con tal prodotto, che non lo cambieranno mai, che non c’è due al posto di uno che tenga, con questo prodotto la mia casa risplende. Ma che cazzo dici? Ma non lo vedi che hai una casa che servono le tute della rimozione amianto per venire a prendere un caffé da te?

Amesso che ci siano tazzine pulite.

Perché in queste case della pubblicità c’è sempre un lavandino traboccante di stoviglie raccapriccianti che aspettano speranzose che arrivi il prodotto giusto, quello grazie al quale le vorrà lavare lui. Ma anche lei, l’altro, uno qualsiasi, basta che qualcuno gli levi quella patina di dosso. Si stanno accordando con la spugna per vedere se riescono a lavarsi da sole. Le casalinghe per nulla disperate invitano il reclamizzante nella loro casa. Venga, venga a vedere come brilano i miei piatti. Ma i piatti sono tutti nel lavandino, a brillare di vergogna. Li prende in mano (oh, quanti ricordi, questo è di quando è venuta a trovarci la zia), una passata di spugna.. et voilà.

E a seguire la fiera delle macchie impossibili e delle medaglie impensabili. Vestiti chiazzati di bambini che si spalmano addosso sei o sette gelati, quando non si tuffano a bomba in piscina, grassi come maiali, facendo rovinare a terra tutte le bevande di un rinfresco lordando ogni centimetro di stoffa nel raggio di un chilometro. Bucati con delle macchie di tutto: erba, vernice, olio extravergine di oliva, pennarello, sugo, sangue, topi morti spiaccicati, petrolio… Tutto nella lavatrice e via. Non esiste lo sporco impossibile. Mah, può darsi, ma voi ci andate proprio vicino eh?

Venghino siori venghino. Ecco pavimenti che neanche dopo che ti sono passati in casa i muratori e l’idraulico per rifarti la cucina, tazze del cesso con righe d’asfalto, nani da giardino che suonano alla porta per dire che fuori ci si stomaca per il tanfo da porcilaia, odori da discarica coperti da intrugli chimici (questo l’odore di chiuso non lo copre, lo elimina! ma apri quella cazzo di finestra, cretina!), bambini che entrano in casa con le scarpe a carrarmato dopo aver giocato nella palude…

Perfetto, posso spegnere la TV e continuare tranquillo a guardare la polvere della mia mensola. La mia modesta polvere. Così poca che non serve pulirla. Basta soffiarla via.

Forse erano meglio Vianello e Tognazzi nel 57.

Cose mie