… quello del post precedente.
Oggi è la seconda volta che mi trovo il telefono bloccato. Il motivo? Non pago le bollette.
Stronzo, eh? Poveraccio, anche.
Ma in realtà non le pago per un’altra ragione, molto più banale: non le ricevo. Secondo il mio operatore telefonico (io ho fatto il contrario di Valentino; avevo Fastweb, ma ho dovuto cambiare a seguito di trasloco) ho fatto esplicita richiesta di riceverle SOLO in formato elettronico al MIO indirizzo nome.cognome@operatore.it, indirizzo che non ho mai avuto e al quale non ho mai richiesto di spedirmi nulla. Non solo, cercando per disperazione di utilizzarlo e ricevere queste stramaledette bollette non ho potuto farlo comunque perché non dispongo di una password e per averla devo rispondere a delle domande per le quali non ho la risposta.
La legge vorrebbe che mi si mandasse almeno una raccomandata. Così, per gradire. Zero, non arriva. Semplicemente, alzo il telefono e mi si dice che non funziona più, di chiamare il 187.
Ora, io non so voi, ma se potessi scegliere, se la voce registrata mi dicesse: può scegliere tra chiamare il 187 o farsi fare l’amore tra i glutei, io sceglierei la seconda e mi toglierei il pensiero. Perché primo devi stare un’ora a sentire, nell’ordine:
1) Musica
2) Le promozioni (che non credo interessino molto a chi vorrebbe vederli tutti morti mentre è nel pieno di un disguido)
3) La lista delle opzioni premi 1 premi 2 premi 3 4 5 6 7…
4) Non ha premuto bene, può premere ancora?
secondo non c’è mai l’opzione fatta per te. Si avvicinano tutte al tuo problema ma non ce n’è una che è davvero specifica per il tuo problema. Resti lì come un cretino e pensi Sarà questa la voce che mi serve? O questa? No, forse questa! Cazzo, com’era quella di prima? Dio, che numero era? Merda, devo ascoltare tutto daccapo.
E via di nuovo tutto il disco.
Tutto questo mentre il mio telefono non va. E posso solo chiamare un disco registrato. Per parlare con una voce umana occorre sperare di essere tra quelli che stanno simpatici al Padreterno o a chi ne fa le veci. Se ci riesci, ti risponde uno che non ho capito fisicamente dove possa trovarsi. Una volta, ma mi sbaglio sicuramente, mi ha risposto un tale che sembrava seduto al bar. Attorno a lui c’era del gran baccano. Ma forse era soltanto un party di compleanno per qualche addetto al call center. Quando va bene, a lui di quello che ti è successo non gliene frega un cazzo, ma ti sta almeno ad ascoltare, non ha la soluzione e poi ti passa un disco prema uno prema due. Quando va male ti sbatte giù il telefono.
E a me questa cosa del telefono sbattuto in faccia fa letteralmente infuriare. Urlo. Mi si strappa la maglietta e mi si gonfiano i muscoli e mi batto sul petto furiosamente come Re Kong e dalla bocca mi escono – insieme a dei getti di fuoco – imprecazioni così blasfeme e così volgari che i vicini chiudono le orecchie ai figli e ai nipoti e gli anziani si fanno il segno della croce o svengono. E se per caso urli in faccia a loro (e riuscirebbero a fare urlare un Hare Krisna muto) scordati di chiamarli di nuovo. Ci sono alcuni call center che devo chiamarli dal cellulare di mio padre o dal telefono del vicino, perché guarda caso se li chiamo dal mio non risponde nessuno…
Tutto questo mentre il mio telefono non va. E io sono qui a guardarlo, silenzioso come lui. Lo guardo e penso quello che penso ogni giorno che Dio manda in terra: Va tutto bene.