Unfinished Tales

Sono appena rientrato dal CinicoCamp, ovvero dal raduno dei fan di cinico.net, ovvero ero in cucina a mangiare qualcosa con la mia fidanzata.
Passo sempre meno da queste parti. Non è per mancanza di tempo, di quello ne ho in abbondanza, solo che lo uso per fare altro, per esempio traslocare.

Dal 2003 a oggi ho abitato in una casa nel pavese, poi in un appartamento a Milano, poi in Brianza, poi di nuovo nel pavese, poi ancora nel pavese ma in un altro posto e infine sui colli bolognesi, ma sto cercando casa altrove. Quando vado a trovare mia madre nel mio paese d’origine saluto alcuni nomadi che abitano lì da ventotto anni.

Qui sui colli mi trovo veramente bene, ma davvero. E Bologna, se levi il piscio da sotto i portici e i semafori rossi che durano quaranta minuti (credo sia definita “la rossa” per questo motivo; comunismo una beata fava), è la città più bella d’Italia. Mi sono sempre lamentato di tutto, ma degli emiliani non mi posso proprio lamentare. E nemmeno dei romagnoli ovviamente. A parte il benzinaio del posto dove abito, gli altri sono tutti ok. Il benzinaio no, quello è veramente una testa di cazzo.

Purtroppo essere vegani in Emilia è un discreto problema. Qui il piatto più vegano è il tagliere del cacciatore che incula i cinghiali. Ma ci si arrangia e i ristoratori di solito ti vengono incontro.

Sì, sono vegano, ma non lo dico a nessuno e non cerco di convincere nessuno ad esserlo. Anzi, dico di essere macrobiotico, che fa abbastanza figo. Il motivo è semplice: i vegani sono quasi tutti antipatici e ho bisogno di gente simpatica con cui parlare ogni tanto. Questa frase farà incazzare i miei amici vegani. Ancora di più quelli che non sono miei amici. Che vi devo dire, è la verità. Sono stato al Vegan Fest. Lì al Fest, per fare un esempio, un tale presenta un libro e dice, riassumendo, che bisogna essere felici, che la vita è bella. E una signora dalla prima fila, lagnosa: “Ma come si fa ad essere felici sapendo che tanti animali nel mondo soffrono?”. Non lo so, prova con un pene eretto.

Ero lì a dare una mano nella bancarella del PeTA. Io se c’è da fare figure di merda non mi tiro mai indietro. “Lo sapete che il PeTA chiede ai propri testimonial di essere almeno vegetariani?”, “Ah sì, davvero?”, “Certo signora, è una questione di principio”. Dieci giorni dopo prendono come testimonial Elisabetta Canalis, una che pensa che il vegetarianesimo sia una malattia. “Sono vegetariano”, “Poverino, e non si può fare nulla?”.
Insomma, ero lì che cercavo siti porno su Google e mi trovo di fronte a questo titolo: Elisabetta Canalis nuda: che regalo per Clooney (che compie 50 anni)!
Se si è fatta vedere nuda per i cinquant’anni ci sono buone probabilità che gliela dia per i sessanta.

In realtà non è vero quello che ho scritto sui vegani. Sono quasi tutti simpaticissimi. Ma devo mantenere la mia fama di stronzo, perché alle donne piace così. A sentirle parrebbe il contrario, ma appena fai il sensibile smetti di scopare e diventi il loro amico gay.

Dicevamo?
Ah, sì, il nucleare come unica fonte di energia possibile in questo mondo dove lo sai anche tu, tutti vorremmo i pannelli solari, ma purtroppo ormai dobbiamo accendere contemporaneamente la lavatrice e l’xbox e il sole non basta, che ci vuoi fare, servono una ventina di centrali nucleari.
E’ vero, non stavamo parlando di quello, ma non trovavo niente per allacciarmi a quest’altro discorso e ho fatto il furbo.
Capisco che essere contrari al nucleare mentre in questo momento una centrale sta fondendo e gli unici che se ne stanno occupando sono due robot della Nintendo è troppo facile, quindi tendenzialmente evito di parlarne. Preferisco i terreni impervi.
Ma ricevo delle mail. Da quando ho smesso di scrivere sul sito le mail sono diminuite esponenzialmente. Dieci anni fa (dieci anni fa, cazzo) ricevevo paccate di mail, molte delle quali di ragazze disponibili a testarmi sessualmente. Quelle sono state le prime a svanire. Sono rimasti in pochi e quasi tutta gente che mi commenta le più o meno recenti esternazioni contro il nucleare. La frase che vince su tutte è: “Ci sono in Francia, perché non farle qui?”.
C’è anche la Tour Eiffel, perché non ne facciamo una qui? E anche Euro Disney. Cazzo, è a pochi chilometri. Se dovesse esplodere Euro Disney i pop corn potrebbero arrivare fino a qui, allora perché non ne apriamo uno a Como?

Ma comunque, visto che alle mail non rispondo: il disastro ambientale è una cosa, la morte per tumori vari un’altra. Sono certo che ci saranno debunker con la volontà di illustrare che non è vero niente, ma accanto alle centrali le percentuali di tumori aumentano. Quindi anche solo qualche chilometro fa la differenza. E siccome le centrali nucleari producono a ciclo continuo persino quando tutte le playstation francesi sono spente e l’energia pulita non serve, di notte la Francia ce la vende ai saldi. Una figata: noi compriamo l’energia a poco e loro si beccano la leucemia. Non riesco a immaginare scenari migliori.

Sugli ipotetici disastri ambientali non mi esprimo. Dai, ormai lo sappiamo tutti, non sono possibili. Sì, sono successi, ma erano centrali vecchie, ma erano errori umani, ma erano costruite male, ma erano stati falsati i dati, ma erano russi, ma erano giapponesi.
I paesi europei civili hanno fatto degli screening sulle loro centrali. Come quando scopri che una che ti sei scopato nel 99 è morta di aids e corri a farti le analisi, perché eri troppo cattolico per metterti un preservativo mentre praticavi del sesso anale. In Inghilterra ce ne sono stati tre solo nei primi due mesi dell’anno. Da una parte c’era il principe Carlo che annaffiava l’orto biologico e dall’altra delle perdite radiottive, per compensare.
A noi serve il nucleare perché la Francia lo deve vendere a qualcuno. Disposti a comprare questa merda sono rimasti gli italiani e un paio di popoli di bantù con le sveglie al collo, ma questi ultimi non hanno abbastanza soldi.

Vabbé.

E’ morto Bin Laden. Ci sono voluti dieci anni, ma è il prezzo da pagare quando non aggiorni le mappe del Tom Tom.

I cospirazionisti pensano che non sia vero, eppure gli americani hanno fatto il possibile per smentirli. Gli sono entrati in casa, gli hanno sparato in testa, lo hanno avvolto in un sudario e gettato in fondo al mare, il tutto in meno tempo di quello che occorre per finire una quest a Red Dead Redemption.
A darne la notizia è stato Obama, con queste parole: “Vi ricordate il Nobel per la Pace? Bé adesso sentite questa…”.

Baci a Milano [intro]

Sembra ieri che ho traslocato, invece è oggi. Anzi, una decina di giorni fa, ma ero troppo preso a entusiasmarmi e non avevo voglia di scrivere. Lascio la pianura per la montagna e ora, quando mi affaccio dal balcone, vedo tutta una distesa di rocce e alberi e campi di cereali e comunismo. E’ l’appennino tosco emiliano, zona Emilia Romagna (la regione degli anolini, dei ditalini, del culatello… Potevo vivere altrove?). Alla mia destra, Bologna; alla mia sinistra, Firenze.

Lascio a centinaia di chilometri sopra di me molti amici meravigliosi, ma anche discariche, termovalorizzatori, centrali ad olio di palma, afa, smog, zanzare, qualche stronzo e svariate case delle libertà.

La cosa più complicata per ora è stata gestire le tessere Coop. Qui c’è la Coop Reno, che non accetta la tessera della Coop Lombardia, così mi sono fatto anche la tessera Coop Reno, che però non va bene alla Coop Adriatica di Bologna, che comunque accetta la Coop Lombardia. I soliti comunisti.

Cose mie, Posti

Il morbo della neonata passione


Sì, è vero, scrivo decisamente poco qui sopra. Ma non è facile tenere un blog aggiornato, scopando tre volte al giorno. Sesso a parte, questa è stata la peggiore estate della mia vita. Lo dico a seguito di ogni estate, ma quella dopo riesce ad essere peggiore. E’ incredibile. Peggio dopo peggio, se continua così fra dieci anni la mia estate sarà così peggiore che coinvolgerà anche voi. Vi chiedo scusa in anticipo.

Tralasciando i miei problemi, mi limito a dirvi che non ho scritto più perché non c’ero. E quando c’ero ero stanco. E quando c’ero e non ero stanco ne ho approfittato per vivere un po’. Ho dovuto saltare le meritatissime vacanze estive, così ho cercato di rimediare facendo qualche camminata nei week end. Invecchiando, devo fare tutte le cose che non ho fatto a suo tempo. Dopo il campeggio, è la volta di un po’ di sano trekking. Ho visitato diversi posti e ovviamente sono stato contagiato dal morbo della neonata passione. Scopri una cosa e sembra che l’hai scoperta tu. Prima non c’era. Se c’era, era un po’ meno bella. Adesso che l’hai scoperta tu è meravigliosa e tutti dovrebbero farla. Da quando ho smesso di fumare al mattino faccio gli acuti, altro che catarro, e tu? ma quand’è che smetti? Ma vieni a fare un corsetta alla sera, io da quando corro ho perso sei chili. Da quando sono vegetariano scorreggio molto meno sai? perché non sputi il tuo hamburger?

Bene, io adesso faccio trekking e quindi ve la meno immediatamente. Forza, compratevi delle cartine Kompass (non si comprano dal tabaccaio, stupidini) e andate a fare trekking, cosa aspettate? Polmoni più sani, contatto con la natura, giornate completamente prive di rompicoglioni, cellulari che non prendono…

E visto che vi lamentate perché non scrivo, mi dilungo anche nel consigliarvi un paio di posti da visitare, con qualche litrata d’acqua al seguito. E non fate come me che me ne dimentico sempre: portate i preservativi. Gli alberi imponenti e i simpatici scoiattoli potrebbero calare la vostra eventuale compagna nella fase romantica, quella che intenerisce noi uomini e ci fa pensare “ehi, sembra essersi verificata la condizione per la quale avere un pompino!”. Non funziona dopo dieci chilometri di cammino. Dal quindicesimo litro di sudore in poi, l’unica cosa romantica che potrete mostrarle sono due portantini con una lettiga.

Il primo luogo che vi consiglio è Consonno, il paese fantasma. La storia di Consonno è molto interessante, ma non ve la racconto perché altri l’hanno fatto prima di me, quindi magari è meglio se leggete da loro.

Stessa cosa per le immagini. Ho visto che c’è stata anche Brigida, per le foto guardate da lei così non devo uppare le mie. E’ anche una buona occasione per guardare foto di grosse e morbide tette. Entra la vostra fidanzata e voi: “Ehi, stavo guardando Consonno, visto che figata?”.

Il fascino di Consonno è tutto nella strada che si fa per arrivarci. C’è un modo per arrivare direttamente alla città fantasma con la macchina, ma non è la stessa cosa. Quando arrivi in macchina, infatti, hai ancora tutto il fiato.
Molto meglio farsela a piedi, o almeno è quello che mi sento di dire dopo essermela fatta a piedi. Se avessi saputo che ci si poteva arrivare in macchina, oggi sarei qui a concludere con “e pensate che ci sono dei coglioni che se la fanno a piedi!”.
Ma si parla di trekking, quindi niente, ve la fate a piedi. E poi come dicevo il fascino è tutto lì. La strada che porta a Consonno è una strada asfaltata, ma mentre la percorri la natura si fa sempre più presente. Quasi non te ne accorgi. Si è ripresa i suoi spazi e si sta mangiando l’asfalto. E più sali più respiri questa atmosfera particolare. Poi raggiungi il “casello”, dove si pagava pedaggio, e c’è questo spiazzo con i lampioni arruginiti o caduti a terra e ti pare di essere a Chernobyl. E poi ancora in una strada deserta e punteggiata da lampioni vintage arancio ruggine, con cartelli inquietanti che hanno frasi rassicuranti ma ormai completamente ironiche. Cartelli che dicono: “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo”, “A Consonno è sempre festa”, “Chi vive a Consonno campa cent’anni”, “Con la cintura salvi 5 punti e la vita”.
Se ti fermi e stai zitto ti sembra di veder passare i fantasmi delle automobili che transitavano una vita fa. Da una curva, a un certo punto, scorgi in lontananza la torre del minareto, così assurda e lontana da ogni contesto logico. Là, in cima a una montagna, esattamente dove non dovrebbe essere. Il bello è questo.
Una volta arrivati, seppure accarezzata da un certo fascino, Consonno ha più l’aspetto del cesso di una vecchia stazione dei treni. Ci abitano ancora cinque o sei persone, in un paio di case sovrastate da costruzioni kitsch. Se avete una mezz’ora che vi avanza, Consonno e la sua storia lì trovate in questo documentario della tivu svizzera. E ditemi se il cattivo della situazione non vi ricorda qualcuno…

Il secondo luogo da visitare è il Parco dell’Antola, in Liguria. Ci sono un milione di boschi nei quali camminare e potreste cominciare dal sentiero del Brugneto, 14 chilometri circa attorno a un lago artificiale.

Il percorso è lungo e ci sono due o tre pezzi nei quali pensi a te stesso seduto sul divano con una birra ghiacciata e il cofanetto del Dottor House. Per il resto, però, è una camminata che vale la pena fare, se avete già finito Final Fantasy. E’ tutta segnata da un pallino giallo con una riga orizzantale al centro. Se vi perdete, potrete seguire i segni dell’uomo, che si manifestano nella classica forma di bottiglia di plastica e di fazzolettini kleenex sporchi di merda. Negli spiazzi dietro ai cimiteri ci sono mozziconi di canne e fazzolettini sporchi di sperma secco, nei boschi bottiglie di plastica e fazzolettini sporchi di cacca. Drogati battono trekkers 1 a 0. Ragazzi, un consiglio che pare banale: cagate a casa!

E ai cacciatori: portatevi via la vostra cazzo di immondizia. Non pensate di spacciarla per quella dei trekkers. Se trovo un sacchetto con dentro 14 bottiglie vuote di Becks in un mondo nel quale John Belushi è morto, non lo hanno lasciato a terra quelli che fanno trekking.

Non so altrove, ma nel Parco dell’Antola mettono dei cartelli con sopra scritto: “Attenzione, si sta praticando la caccia al cinghiale”. Attenzione io? Cazzo, facciano attenzione loro! La mia attenzione non aiuta, considerando che l’ultimo che ho letto sul giornale ha impallinato il suo migliore amico scambiandolo per un fagiano. L’unica soluzione è camminare urlando a squarciagola: “Non sono un cinghiale, non sono un cinghiale, non sono un cinghiale…”
BAM!
“Ehi, hai preso un cinghiale cazzo!”
“Non credo, stava urlando Non sono un cinghiale

I cacciatori non li amo, si nota molto? Scusate, ma non riesco a trattenermi: sono uno di quelli che mangiano anatra di seitan. Non state a menarmela, alle donne piace che non si pensi ad altra carne che alla loro. Ed è sempre un valido argomento di discussione. E’ una scelta etica sai? Mi immagino gli occhioni di quelle povere bestiole e… E intanto lei pensa: “Wow, devo as-so-lu-ta-men-te succhiare l’uccello di questo tizio”.

Sì, è vero, parlo sempre di pompini. Ma lo fa anche Woody Allen e nessuno gli ha mai detto niente.

Camminare tra i boschi ti mette in pace con te stesso, con il mondo e anche con la tua macchina. Qualunque cosa ti abbia fatto, non vedi l’ora di riabbracciarla. Dopo 15 chilometri di salite e discese su stradine a strapiombo sul fottuto niente, la visione di quella macchina che appare dopo l’ultimo tratto di bosco è paragonabile all’orgasmo. La indichi con lo stesso entusiasmo esploso ai primi avvistamenti della fauna locale. “Guarda, uno scoiattolo!”, “Guarda, un daino!”, “Guarda, la macchina!”
Incontrare gente non aiuta. Io mi imbatto sempre in gente che sembra uscita dal rudere d’alpeggio poco vicino. Riposata, sorridente, rilassata…
“Salve!”
“Sal… puff.. ve…”
Sudo come Antonio Inoki, inciampo qua e là, mi fermo dopo certe salite a tenere il cuore con le mani per non farlo volare tra gli arbusti. Poi passa una coppietta mano nella mano scarpettando tra il fogliame. Sorrisino, salutino… ma da dove cazzo arrivate belli freschi? C’è un motel dietro a una frana? Certi si lasciano persino dietro la scia del profumo…

Come sapete tendo a guardare sempre gli aspetti che paiono essere quelli negativi. E in effetti forse lo sono, ma io non li guardo per questo motivo. Li guardo perché saltano ai miei occhi allenati e perché sono più divertenti. Ma il fatto che continui a fare quello di cui mi lamento… Bé, ve lo consiglio: camminate tra i boschi e tra le montagne e vaffanculo al rumore del mondo. La cosa più bella è il silenzio. I boschi sono silenziosi. Assolutamente silenziosi. Se si escludono un paio di uccelli qua e là, ma nulla che non si possa risolvere urlando ad alta voce: “Avete rotto il cazzo!”. E’ incredibile ma funziona. Provateci voi stessi. Se vi viene il morbo della neonata passione, è guaribile in pochi giorni comprando una playstation 3.

Cose mie, Posti