Finalmente è tornato!

Venti milioni di persone sottopagate, lavori precari, una classe politica che ci fa deridere da tutti i paesi su questo mondo e su altri mondi, il ribaltamento delle regole, gente interdetta dai pubblici uffici che siede in parlamento, rifiuti per le strade, politici che si sputano in faccia, si urlano frocio e si menano, la scuola che sforna coglioni istruiti da coglioni, la ricerca sbattuta alle ortiche, la polizia senza benzina mentre la casta viaggia in aereo a spese dello stato, magistrati fottuti da destra e da sinistra quando cercano di arrestare qualche delinquente, un governo che cade perché… perché… perché cazzo è caduto il governo? Ah, sì, Mastella. Si è offeso. Un governo che cade perché Mastella si è offeso…eccetera, eccetera, eccetera.

Poi finalmente arriva Berlusconi con la soluzione. Votatelo, e “Il primo provvedimento sarà per limitare le intercettazioni telefoniche”. Ma questo lo avete già fatto, Silvio. L’Italia è così povera che se qualcuno volesse intercettarci dovrebbe prima pagare le bollette scadute per farci riattivare il telefono.

Va tutto bene

Importare, acquistare, detenere!

Secondo la Cassazione, coltivare una pianta di marijuana è un reato. Oltre che una discreta spesa in lampade per indoor e corrente elettrica. Per i supremi giudici della IV sezione penale è da perseguire penalmente la coltivazione, sul balcone di casa, anche di una sola piantina di marijuana, indipendentemente dalle sue caratteristiche droganti.

La cassazione interpreta la legge Fini-Giovanardi e sostiene che “il referendum ha reso penalmente lecita solo la detenzione, l’importazione e l’acquisto di sostanze stupefacenti ad uso personale. Non la coltivazione (…)”.

Ovvero: se un ventenne si compra due semi e se li pianta sul suo balcone, fa fiorire le piante, se le mette a seccare in camera accanto al poster di Jay e Silent Bob e poi si fa l’annata tranquillo con un po’ di fumo dell’oblio, deve essere punito, perseguito penalmente.

Se invece il ventenne va al parco della città a comprare dell’hashish “importato”, da un tossicomane che ha tre palline di plastica in bocca con la cocaina e dieci pasticche di ecstasy infilate nel culo e gli passa il deca con due mani lerce e incrostate di sangue e piscio e malattie che si credevano sparite dall’800, può farlo. Cazzo, sì. E’ così che vorrei sorprendere mio figlio se dovesse farsi le canne: mentre compra un deca di fumo da un tossico anni 80 con due spadini sporchi di sangue nel taschino e che gli dice: “Vuoi anche un tiro di bamba? Vuoi anche una pastiglietta?”. Il tutto in mezzo al fottuto nulla, un parco buio in qualche perfiferia di città con una fauna di tossicomani, spaccini, malavitosi organizzati e non, ubriachi che si menano, papponi e travestiti con i copertoni infuocati lungo un viale nebbioso.

Gli direi: “Che spavento mi sono preso! Per un attimo ho pensato che fossi in camera tua da solo a coltivare una piantina nascosta nell’armadio!”. E ce ne andremmo via felici. Un travone ci sorriderà, saliremo in macchina e saluteremo gli spazzini che spostano un barbone assiderato per alzare un cassonetto. In lontananza un paio di spari, le urla di un matto, qualche sirena della polizia. E questa bella sensazione di essere a norma.

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p.s.: se per farsi una canna se la devono comprare nel fantasmagorico mercato della droga anziché usare il proprio balcone, poi non stupitevi se l’uso di coca tra i ggiovani cresce del 62%.

Cronaca vera/nera, Va tutto bene

Limite di velocità

Giuliano Ferrara, compiacendosi per l’esempio che rende lecita la cacciata di Luttazzi, lo comunica in una lettera a Repubblica.

Scrive Giuliano: Un mio amico americano dice: c’è la libertà di guidare, anche a trecento all’ora in una pista riservata a un pubblico pagante, ma in autostrada esistono limiti.

Non so in America, ma qui da noi la velocità massima è segnalata prima, non è a discrezione della polizia stradale. La7 con Luttazzi ha fatto come se in autostrada ci fosse un cartello con scritto “Vai pure a quanto ti pare, sulle nostre autostrade c’è libertà” e poi appena arrivi a 300 all’ora la stradale ti leva la patente e dice: “Sì, ok la libertà, ma a 300 all’ora puoi far male a qualcuno”.

Quindi: grazie per aver partecipato, ma serve un’altra lettera con un altro esempio.

Cronaca vera/nera, Va tutto bene

Il morbo della neonata passione


Sì, è vero, scrivo decisamente poco qui sopra. Ma non è facile tenere un blog aggiornato, scopando tre volte al giorno. Sesso a parte, questa è stata la peggiore estate della mia vita. Lo dico a seguito di ogni estate, ma quella dopo riesce ad essere peggiore. E’ incredibile. Peggio dopo peggio, se continua così fra dieci anni la mia estate sarà così peggiore che coinvolgerà anche voi. Vi chiedo scusa in anticipo.

Tralasciando i miei problemi, mi limito a dirvi che non ho scritto più perché non c’ero. E quando c’ero ero stanco. E quando c’ero e non ero stanco ne ho approfittato per vivere un po’. Ho dovuto saltare le meritatissime vacanze estive, così ho cercato di rimediare facendo qualche camminata nei week end. Invecchiando, devo fare tutte le cose che non ho fatto a suo tempo. Dopo il campeggio, è la volta di un po’ di sano trekking. Ho visitato diversi posti e ovviamente sono stato contagiato dal morbo della neonata passione. Scopri una cosa e sembra che l’hai scoperta tu. Prima non c’era. Se c’era, era un po’ meno bella. Adesso che l’hai scoperta tu è meravigliosa e tutti dovrebbero farla. Da quando ho smesso di fumare al mattino faccio gli acuti, altro che catarro, e tu? ma quand’è che smetti? Ma vieni a fare un corsetta alla sera, io da quando corro ho perso sei chili. Da quando sono vegetariano scorreggio molto meno sai? perché non sputi il tuo hamburger?

Bene, io adesso faccio trekking e quindi ve la meno immediatamente. Forza, compratevi delle cartine Kompass (non si comprano dal tabaccaio, stupidini) e andate a fare trekking, cosa aspettate? Polmoni più sani, contatto con la natura, giornate completamente prive di rompicoglioni, cellulari che non prendono…

E visto che vi lamentate perché non scrivo, mi dilungo anche nel consigliarvi un paio di posti da visitare, con qualche litrata d’acqua al seguito. E non fate come me che me ne dimentico sempre: portate i preservativi. Gli alberi imponenti e i simpatici scoiattoli potrebbero calare la vostra eventuale compagna nella fase romantica, quella che intenerisce noi uomini e ci fa pensare “ehi, sembra essersi verificata la condizione per la quale avere un pompino!”. Non funziona dopo dieci chilometri di cammino. Dal quindicesimo litro di sudore in poi, l’unica cosa romantica che potrete mostrarle sono due portantini con una lettiga.

Il primo luogo che vi consiglio è Consonno, il paese fantasma. La storia di Consonno è molto interessante, ma non ve la racconto perché altri l’hanno fatto prima di me, quindi magari è meglio se leggete da loro.

Stessa cosa per le immagini. Ho visto che c’è stata anche Brigida, per le foto guardate da lei così non devo uppare le mie. E’ anche una buona occasione per guardare foto di grosse e morbide tette. Entra la vostra fidanzata e voi: “Ehi, stavo guardando Consonno, visto che figata?”.

Il fascino di Consonno è tutto nella strada che si fa per arrivarci. C’è un modo per arrivare direttamente alla città fantasma con la macchina, ma non è la stessa cosa. Quando arrivi in macchina, infatti, hai ancora tutto il fiato.
Molto meglio farsela a piedi, o almeno è quello che mi sento di dire dopo essermela fatta a piedi. Se avessi saputo che ci si poteva arrivare in macchina, oggi sarei qui a concludere con “e pensate che ci sono dei coglioni che se la fanno a piedi!”.
Ma si parla di trekking, quindi niente, ve la fate a piedi. E poi come dicevo il fascino è tutto lì. La strada che porta a Consonno è una strada asfaltata, ma mentre la percorri la natura si fa sempre più presente. Quasi non te ne accorgi. Si è ripresa i suoi spazi e si sta mangiando l’asfalto. E più sali più respiri questa atmosfera particolare. Poi raggiungi il “casello”, dove si pagava pedaggio, e c’è questo spiazzo con i lampioni arruginiti o caduti a terra e ti pare di essere a Chernobyl. E poi ancora in una strada deserta e punteggiata da lampioni vintage arancio ruggine, con cartelli inquietanti che hanno frasi rassicuranti ma ormai completamente ironiche. Cartelli che dicono: “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo”, “A Consonno è sempre festa”, “Chi vive a Consonno campa cent’anni”, “Con la cintura salvi 5 punti e la vita”.
Se ti fermi e stai zitto ti sembra di veder passare i fantasmi delle automobili che transitavano una vita fa. Da una curva, a un certo punto, scorgi in lontananza la torre del minareto, così assurda e lontana da ogni contesto logico. Là, in cima a una montagna, esattamente dove non dovrebbe essere. Il bello è questo.
Una volta arrivati, seppure accarezzata da un certo fascino, Consonno ha più l’aspetto del cesso di una vecchia stazione dei treni. Ci abitano ancora cinque o sei persone, in un paio di case sovrastate da costruzioni kitsch. Se avete una mezz’ora che vi avanza, Consonno e la sua storia lì trovate in questo documentario della tivu svizzera. E ditemi se il cattivo della situazione non vi ricorda qualcuno…

Il secondo luogo da visitare è il Parco dell’Antola, in Liguria. Ci sono un milione di boschi nei quali camminare e potreste cominciare dal sentiero del Brugneto, 14 chilometri circa attorno a un lago artificiale.

Il percorso è lungo e ci sono due o tre pezzi nei quali pensi a te stesso seduto sul divano con una birra ghiacciata e il cofanetto del Dottor House. Per il resto, però, è una camminata che vale la pena fare, se avete già finito Final Fantasy. E’ tutta segnata da un pallino giallo con una riga orizzantale al centro. Se vi perdete, potrete seguire i segni dell’uomo, che si manifestano nella classica forma di bottiglia di plastica e di fazzolettini kleenex sporchi di merda. Negli spiazzi dietro ai cimiteri ci sono mozziconi di canne e fazzolettini sporchi di sperma secco, nei boschi bottiglie di plastica e fazzolettini sporchi di cacca. Drogati battono trekkers 1 a 0. Ragazzi, un consiglio che pare banale: cagate a casa!

E ai cacciatori: portatevi via la vostra cazzo di immondizia. Non pensate di spacciarla per quella dei trekkers. Se trovo un sacchetto con dentro 14 bottiglie vuote di Becks in un mondo nel quale John Belushi è morto, non lo hanno lasciato a terra quelli che fanno trekking.

Non so altrove, ma nel Parco dell’Antola mettono dei cartelli con sopra scritto: “Attenzione, si sta praticando la caccia al cinghiale”. Attenzione io? Cazzo, facciano attenzione loro! La mia attenzione non aiuta, considerando che l’ultimo che ho letto sul giornale ha impallinato il suo migliore amico scambiandolo per un fagiano. L’unica soluzione è camminare urlando a squarciagola: “Non sono un cinghiale, non sono un cinghiale, non sono un cinghiale…”
BAM!
“Ehi, hai preso un cinghiale cazzo!”
“Non credo, stava urlando Non sono un cinghiale

I cacciatori non li amo, si nota molto? Scusate, ma non riesco a trattenermi: sono uno di quelli che mangiano anatra di seitan. Non state a menarmela, alle donne piace che non si pensi ad altra carne che alla loro. Ed è sempre un valido argomento di discussione. E’ una scelta etica sai? Mi immagino gli occhioni di quelle povere bestiole e… E intanto lei pensa: “Wow, devo as-so-lu-ta-men-te succhiare l’uccello di questo tizio”.

Sì, è vero, parlo sempre di pompini. Ma lo fa anche Woody Allen e nessuno gli ha mai detto niente.

Camminare tra i boschi ti mette in pace con te stesso, con il mondo e anche con la tua macchina. Qualunque cosa ti abbia fatto, non vedi l’ora di riabbracciarla. Dopo 15 chilometri di salite e discese su stradine a strapiombo sul fottuto niente, la visione di quella macchina che appare dopo l’ultimo tratto di bosco è paragonabile all’orgasmo. La indichi con lo stesso entusiasmo esploso ai primi avvistamenti della fauna locale. “Guarda, uno scoiattolo!”, “Guarda, un daino!”, “Guarda, la macchina!”
Incontrare gente non aiuta. Io mi imbatto sempre in gente che sembra uscita dal rudere d’alpeggio poco vicino. Riposata, sorridente, rilassata…
“Salve!”
“Sal… puff.. ve…”
Sudo come Antonio Inoki, inciampo qua e là, mi fermo dopo certe salite a tenere il cuore con le mani per non farlo volare tra gli arbusti. Poi passa una coppietta mano nella mano scarpettando tra il fogliame. Sorrisino, salutino… ma da dove cazzo arrivate belli freschi? C’è un motel dietro a una frana? Certi si lasciano persino dietro la scia del profumo…

Come sapete tendo a guardare sempre gli aspetti che paiono essere quelli negativi. E in effetti forse lo sono, ma io non li guardo per questo motivo. Li guardo perché saltano ai miei occhi allenati e perché sono più divertenti. Ma il fatto che continui a fare quello di cui mi lamento… Bé, ve lo consiglio: camminate tra i boschi e tra le montagne e vaffanculo al rumore del mondo. La cosa più bella è il silenzio. I boschi sono silenziosi. Assolutamente silenziosi. Se si escludono un paio di uccelli qua e là, ma nulla che non si possa risolvere urlando ad alta voce: “Avete rotto il cazzo!”. E’ incredibile ma funziona. Provateci voi stessi. Se vi viene il morbo della neonata passione, è guaribile in pochi giorni comprando una playstation 3.

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