Il morbo della neonata passione


Sì, è vero, scrivo decisamente poco qui sopra. Ma non è facile tenere un blog aggiornato, scopando tre volte al giorno. Sesso a parte, questa è stata la peggiore estate della mia vita. Lo dico a seguito di ogni estate, ma quella dopo riesce ad essere peggiore. E’ incredibile. Peggio dopo peggio, se continua così fra dieci anni la mia estate sarà così peggiore che coinvolgerà anche voi. Vi chiedo scusa in anticipo.

Tralasciando i miei problemi, mi limito a dirvi che non ho scritto più perché non c’ero. E quando c’ero ero stanco. E quando c’ero e non ero stanco ne ho approfittato per vivere un po’. Ho dovuto saltare le meritatissime vacanze estive, così ho cercato di rimediare facendo qualche camminata nei week end. Invecchiando, devo fare tutte le cose che non ho fatto a suo tempo. Dopo il campeggio, è la volta di un po’ di sano trekking. Ho visitato diversi posti e ovviamente sono stato contagiato dal morbo della neonata passione. Scopri una cosa e sembra che l’hai scoperta tu. Prima non c’era. Se c’era, era un po’ meno bella. Adesso che l’hai scoperta tu è meravigliosa e tutti dovrebbero farla. Da quando ho smesso di fumare al mattino faccio gli acuti, altro che catarro, e tu? ma quand’è che smetti? Ma vieni a fare un corsetta alla sera, io da quando corro ho perso sei chili. Da quando sono vegetariano scorreggio molto meno sai? perché non sputi il tuo hamburger?

Bene, io adesso faccio trekking e quindi ve la meno immediatamente. Forza, compratevi delle cartine Kompass (non si comprano dal tabaccaio, stupidini) e andate a fare trekking, cosa aspettate? Polmoni più sani, contatto con la natura, giornate completamente prive di rompicoglioni, cellulari che non prendono…

E visto che vi lamentate perché non scrivo, mi dilungo anche nel consigliarvi un paio di posti da visitare, con qualche litrata d’acqua al seguito. E non fate come me che me ne dimentico sempre: portate i preservativi. Gli alberi imponenti e i simpatici scoiattoli potrebbero calare la vostra eventuale compagna nella fase romantica, quella che intenerisce noi uomini e ci fa pensare “ehi, sembra essersi verificata la condizione per la quale avere un pompino!”. Non funziona dopo dieci chilometri di cammino. Dal quindicesimo litro di sudore in poi, l’unica cosa romantica che potrete mostrarle sono due portantini con una lettiga.

Il primo luogo che vi consiglio è Consonno, il paese fantasma. La storia di Consonno è molto interessante, ma non ve la racconto perché altri l’hanno fatto prima di me, quindi magari è meglio se leggete da loro.

Stessa cosa per le immagini. Ho visto che c’è stata anche Brigida, per le foto guardate da lei così non devo uppare le mie. E’ anche una buona occasione per guardare foto di grosse e morbide tette. Entra la vostra fidanzata e voi: “Ehi, stavo guardando Consonno, visto che figata?”.

Il fascino di Consonno è tutto nella strada che si fa per arrivarci. C’è un modo per arrivare direttamente alla città fantasma con la macchina, ma non è la stessa cosa. Quando arrivi in macchina, infatti, hai ancora tutto il fiato.
Molto meglio farsela a piedi, o almeno è quello che mi sento di dire dopo essermela fatta a piedi. Se avessi saputo che ci si poteva arrivare in macchina, oggi sarei qui a concludere con “e pensate che ci sono dei coglioni che se la fanno a piedi!”.
Ma si parla di trekking, quindi niente, ve la fate a piedi. E poi come dicevo il fascino è tutto lì. La strada che porta a Consonno è una strada asfaltata, ma mentre la percorri la natura si fa sempre più presente. Quasi non te ne accorgi. Si è ripresa i suoi spazi e si sta mangiando l’asfalto. E più sali più respiri questa atmosfera particolare. Poi raggiungi il “casello”, dove si pagava pedaggio, e c’è questo spiazzo con i lampioni arruginiti o caduti a terra e ti pare di essere a Chernobyl. E poi ancora in una strada deserta e punteggiata da lampioni vintage arancio ruggine, con cartelli inquietanti che hanno frasi rassicuranti ma ormai completamente ironiche. Cartelli che dicono: “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo”, “A Consonno è sempre festa”, “Chi vive a Consonno campa cent’anni”, “Con la cintura salvi 5 punti e la vita”.
Se ti fermi e stai zitto ti sembra di veder passare i fantasmi delle automobili che transitavano una vita fa. Da una curva, a un certo punto, scorgi in lontananza la torre del minareto, così assurda e lontana da ogni contesto logico. Là, in cima a una montagna, esattamente dove non dovrebbe essere. Il bello è questo.
Una volta arrivati, seppure accarezzata da un certo fascino, Consonno ha più l’aspetto del cesso di una vecchia stazione dei treni. Ci abitano ancora cinque o sei persone, in un paio di case sovrastate da costruzioni kitsch. Se avete una mezz’ora che vi avanza, Consonno e la sua storia lì trovate in questo documentario della tivu svizzera. E ditemi se il cattivo della situazione non vi ricorda qualcuno…

Il secondo luogo da visitare è il Parco dell’Antola, in Liguria. Ci sono un milione di boschi nei quali camminare e potreste cominciare dal sentiero del Brugneto, 14 chilometri circa attorno a un lago artificiale.

Il percorso è lungo e ci sono due o tre pezzi nei quali pensi a te stesso seduto sul divano con una birra ghiacciata e il cofanetto del Dottor House. Per il resto, però, è una camminata che vale la pena fare, se avete già finito Final Fantasy. E’ tutta segnata da un pallino giallo con una riga orizzantale al centro. Se vi perdete, potrete seguire i segni dell’uomo, che si manifestano nella classica forma di bottiglia di plastica e di fazzolettini kleenex sporchi di merda. Negli spiazzi dietro ai cimiteri ci sono mozziconi di canne e fazzolettini sporchi di sperma secco, nei boschi bottiglie di plastica e fazzolettini sporchi di cacca. Drogati battono trekkers 1 a 0. Ragazzi, un consiglio che pare banale: cagate a casa!

E ai cacciatori: portatevi via la vostra cazzo di immondizia. Non pensate di spacciarla per quella dei trekkers. Se trovo un sacchetto con dentro 14 bottiglie vuote di Becks in un mondo nel quale John Belushi è morto, non lo hanno lasciato a terra quelli che fanno trekking.

Non so altrove, ma nel Parco dell’Antola mettono dei cartelli con sopra scritto: “Attenzione, si sta praticando la caccia al cinghiale”. Attenzione io? Cazzo, facciano attenzione loro! La mia attenzione non aiuta, considerando che l’ultimo che ho letto sul giornale ha impallinato il suo migliore amico scambiandolo per un fagiano. L’unica soluzione è camminare urlando a squarciagola: “Non sono un cinghiale, non sono un cinghiale, non sono un cinghiale…”
BAM!
“Ehi, hai preso un cinghiale cazzo!”
“Non credo, stava urlando Non sono un cinghiale

I cacciatori non li amo, si nota molto? Scusate, ma non riesco a trattenermi: sono uno di quelli che mangiano anatra di seitan. Non state a menarmela, alle donne piace che non si pensi ad altra carne che alla loro. Ed è sempre un valido argomento di discussione. E’ una scelta etica sai? Mi immagino gli occhioni di quelle povere bestiole e… E intanto lei pensa: “Wow, devo as-so-lu-ta-men-te succhiare l’uccello di questo tizio”.

Sì, è vero, parlo sempre di pompini. Ma lo fa anche Woody Allen e nessuno gli ha mai detto niente.

Camminare tra i boschi ti mette in pace con te stesso, con il mondo e anche con la tua macchina. Qualunque cosa ti abbia fatto, non vedi l’ora di riabbracciarla. Dopo 15 chilometri di salite e discese su stradine a strapiombo sul fottuto niente, la visione di quella macchina che appare dopo l’ultimo tratto di bosco è paragonabile all’orgasmo. La indichi con lo stesso entusiasmo esploso ai primi avvistamenti della fauna locale. “Guarda, uno scoiattolo!”, “Guarda, un daino!”, “Guarda, la macchina!”
Incontrare gente non aiuta. Io mi imbatto sempre in gente che sembra uscita dal rudere d’alpeggio poco vicino. Riposata, sorridente, rilassata…
“Salve!”
“Sal… puff.. ve…”
Sudo come Antonio Inoki, inciampo qua e là, mi fermo dopo certe salite a tenere il cuore con le mani per non farlo volare tra gli arbusti. Poi passa una coppietta mano nella mano scarpettando tra il fogliame. Sorrisino, salutino… ma da dove cazzo arrivate belli freschi? C’è un motel dietro a una frana? Certi si lasciano persino dietro la scia del profumo…

Come sapete tendo a guardare sempre gli aspetti che paiono essere quelli negativi. E in effetti forse lo sono, ma io non li guardo per questo motivo. Li guardo perché saltano ai miei occhi allenati e perché sono più divertenti. Ma il fatto che continui a fare quello di cui mi lamento… Bé, ve lo consiglio: camminate tra i boschi e tra le montagne e vaffanculo al rumore del mondo. La cosa più bella è il silenzio. I boschi sono silenziosi. Assolutamente silenziosi. Se si escludono un paio di uccelli qua e là, ma nulla che non si possa risolvere urlando ad alta voce: “Avete rotto il cazzo!”. E’ incredibile ma funziona. Provateci voi stessi. Se vi viene il morbo della neonata passione, è guaribile in pochi giorni comprando una playstation 3.

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Il primo maggio

Oggi farò un post classico di quelli da blog classico, tipo ho fatto questo ho fatto quello. E vi parlerò del mio primo maggio. Volevo parlarvene prima ma ho questionato sulla faccenda del comico che ha offeso la chiesa. Avrei evitato, ma il Papa mi ha telefonato e non ho potuto farne a meno.

Il primo maggio l’ho passato con la mia fidanzata, con alcuni giovani iscritti alla chat sms di The Club, con delle madri che tenevano in braccio figli di un anno che urlavano per la noia e per le coliche, gente che l’ultima volta che si è lavata pioveva, mangiatori di aglio, uno che si è asciugato il sudore delle ascelle con le mani per due ore e venti minuti, tenendo la t-shirt mezza alzata e spalmandoselo sul petto. No, non ero al Carrefour. Ero al cinema.

Sono andato a vedere Spiderman 3. Io con Spiderman ci sono cresciuto e i suoi film mi piacciono a priori. Se mi fanno vedere due ore di Spiderman che volteggia per me è ok. Me ne fotto della trama. Viva Spiderman. Ma questa volta sono rimasto scioccato. Non saprei dire se il film mi è piaciuto, perché ho passato tutto il tempo sperando che finisse in fretta. Quando una madre non si alzava con un bambino di due anni in braccio, piangente, un coglione riceveva un sms in polifonia. Se devi scambiarti idiozie al telefono per due ore il tuo posto non è il cinema. E’ il lettino dello psicanalista. Stessa cosa se devi fare una foto allo schermo del cinema. Vorrei darti una notizia: qualcuno le ha già fatte, meglio di te e le trovi su Google Images.

Intanto, Spiderman procedeva. Il film inizia a pompare dopo la prima mezz’ora, cioé quando hanno svegliato Sam Raimi per dirgli che avevano già iniziato a girare da un pezzo. Siccome l’idea di un solo nemico era risultata vincente, in questo hanno deciso di metterne tre. Attenzione allo spoiler: tre coglioni. Venom, il nemico più terribile dell’Uomo Ragno negli ultimi anni, è caratterizzato davvero bene: sembra il gatto Felix dopo una ventina di zuccherini imbevuti nell’acido lisergico. L’Uomo Sabbia è fatto benissimo, a differenza del suo background. Ruba, uccide, distrugge mezza Manhattan e sbatte la testa dell’Uomo Ragno su una trave di ferro per quattromila volte. La ragione è semplice: gli servono dieci fantastiliardi per curare la figlia zoppa e vuole che si sappia che è una brava persona. In effetti Peter Parker lo perdona, soprattutto dopo che quest’ultimo gli confessa che ha ucciso suo zio, ma per un nobile motivo. Quale motivo? Mmh… bho?

In ogni caso potrei sbagliarmi. Ho smesso di concentrarmi sul film quando il tizio seduto al mio fianco ha iniziato a respirare come Darth Vader. Finale comunque memorabile. Il momento più intenso è stato quando mi sono alzato per andarmene. Ho fatto anch’io una foto: al cinema. Me la tengo per quando mi capiterà di dover scegliere tra tornarci o farmi inculare da un mastino napoletano.

Per fortuna a Tavazzano, vicino a Lodi, suonavano i Lou Dalfin. Musiche occitane, però suonate come se i Sex Pistols fossero nati in Occitania. Favoloso. Inoltre le danze occitane sono divertenti e travolgenti. Se nessuno ti obbliga a ballarle. Metto i Lou Dalfin tra i miei dieci gruppi preferiti. Insieme a Toy Dolls, Damned e altri sette che non me li ricordo. Se vi capita di averli a tiro, non perdetevi il loro concerto. Mi ringrazierete. Io dopo mezz’ora che li ascolto vorrei essere un occitano. E vi lascio con una frase del corsaro Joan Peirol: “Se non lotti per quello che ami, finisci per amare quello che hai”.

E questo è tutto.

Come dite, non ho parlato male del Papa? Non lo faccio più, da quando ho scoperto che è un lettore del mio blog.

Cinema & TV, Cose mie

W l’Ecologia

Io sono, per quanto mi è possibile da cittadino del 2007 con pochi soldi in saccoccia, un ecologista e un animalista piuttosto convinto. Cerco di non sprecare, di riutilizzare, di riparare anziché comprare… Per farla breve, forse aiutato dal fatto che quando esco di casa la mia vista si perde tra le campagne, ho una grande stima per la natura e ritengo che vada rispettata quanto più possibile.

Però, lo giuro, io se mi pulisco il culo ancora una volta con la carta igienica amica delle foreste in carta (vetra) riciclata prendo un aereo e vado a contribuire personalmente al disboscamento dell’Amazzonia. O mi netto tra le chiappe con un panda vivo.

Cose mie