Ailati Dilletarf

In questi giorni si parla di inno nazionale e di come, secondo il nostro Ministro delle Riforme, sarebbe il caso di cambiarlo. Tanto che ha espresso un parere persino Cannavaro, a Repubblica, che mi ha proprio fatto esclamare: “Ah, era ora, aspettavo con impazienza il parere di Cannavaro!” Per fortuna che Repubblica era li sul pezzo pronta a colpire.

Io, vi dirò, sono piuttosto favorevole a una ventata d’aria nuova. E avrei anche un suggerimento alternativo al Va’ Pensiero, ovvero un pezzo che a mio modesto parere è pronto per essere presentato al mondo come nostro inno nazionale: “Osteria numero mille, il mio cazzo fa scintille”.

Oltre a racchiudere tra le sue rime svariati riferimenti alla nostra nazione (l’osteria e il canto da osteria, che palesano l’apertura dell’italiano, l’amore per la musica e la buona tavola; i Mille dell’Unità d’Italia; le scintille dovute alle notevoli e note capacità amatorie del nostro popolo, ben rappresentate dal suo leader), sarà un’occasione per vedere i nostri calciatori cantarlo sapendo anche le parole.

Visto l’altalenante successo con l’altro sesso del nostro Presidente, da non sottovalutare anche “Osteria numero venti, se la figa avesse i denti”.

Cronaca vera/nera

Errata Corrige

Ricorda che Silvio ti ha visto al cinema in Attila il flagello di Dio, non alla catena di montaggio come in Ufficiale e Gentiluomo…

Ma figuriamoci. Nel capolavoro del trash c’era Rita Rusic. Veronica Lario era nel meno bello Tenebre, di Dario Argento, film nel quale perdeva un braccio. Odio questa superficialità.

Cinema & TV, Cronaca vera/nera

Un altro pizzico di sana censura

Ma quindi Giuliani aveva ragione o no, a proposito del terremoto che ha fatto salire di 4 punti l’ammore della nostra terra dei cachi nei confronti del premier? Forse che sì, forse che no, forse che ce lo diranno i russi.

Nel frattempo, per nulla stanca dal lavoro di censura in Cina, la grande G (da non conforndersi con il punto G), sotto forma della grande Y e della grande T, prosegue allegramente la censura in un altro paese profondamente comunista: l’Italia. Ed ecco che un’intervista a una madre di famiglia sparisce dal portale.

Si ringrazia la regione Abruzzo per lo share

Rectoverso ha anche la versione uncut

Arrivano le prime buone notizie, invece, per gli sfollati: mentre il Governo dei supergiovani vi ricostruisce le case, le spiagge vi attendono per la costruzione dei castelli. Donne, bambini… tutti al mare! E non scordatevi la crema solare. Siete scampati al terremoto e poi vi rischiate un’insolazione?

Per i comunisti, invece, contenuti extra: se siete tra quelli che leggevano il sito del comune dell’Aquila e si stupivano che si potesse denunciare Giuliani per procurato allarme, visto che già il 31 il Comune si prendeva male e chiudeva le scuole, dopo un periodo non proprio leggerino, potreste leggervi un po’ di siti disfattisti tipo questo e questo.

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Post Scriptum/Mortem

Per mettere a tacere i vari spaccagonadi quando mi alitano in faccia le menate del diritto alla vita, ho copiato pari pari da Daniele Luttazzi, che l’ha trovata, questa perla di catechismo scritta da un personaggio celebre e molto attivo nella diatriba viva la vita abbasso la morte. Da stampare e conservare in più copie, così appena uno inizia la tiritera, io gli passo il volantino e poi gli chiedo di spiegarmi l’incongruenza senza attorcigliarsi la lingua.

“L’interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti può essere legittima. Si rinuncia all’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni spettano al paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o altrimenti a coloro che ne hanno legalmente diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.”

Cardinal Joseph Ratzinger, catechismo della Chiesa cattolica, 1994, par. 2278.

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