Ci sei?

Lancio ICQ e appena è aperto vedo lampeggiare piccole buste gialle, così le leggo tutte e mando le risposte agli amici.
Poi ci sono quelli che mi hanno aggiunto alla loro contact list e mi hanno scritto qualcosa mentre ero offline. Ovviamente, la maggior parte sono persone simpatiche. Prima o poi finiscono di diventare amici, quando addirittura non si presentano come l’amico per sempre o il template stesso della mia donna ideale.

Ma altre volte si presentano così:

– L’IMPAZIENTE

Mi aggiunge alla sua lista e io non sono online. A volta capita, che vi devo dire? Manda un messaggia e ovviamente non rispondo, perché sono disperso in qualche strada di Milano. Allora ne manda un altro, e un altro, e un altro… a mitraglia; poi si offende, mi odia e mi ama…
Quando torno al computer mi trovo queste lunghissime sequenze di messaggi, uno dopo l’altro. NEXT. NEXT. NEXT. L’altra sera un record: 22 messaggi di fila.

01 You have been added to the above user’s contact list.
02 ciao, il tuo sito è troppo una figata
03 lo so già che non mi risponderai
04 ahah, troppo forte
05 bé? non mi dici un cazzo?
06 guarda che non devo mica chiederti consigli, volevo solo farti i complimenti
07 ma ci sei?
08 se ci sei fatti sentire
09 sono tornato. ci sei?
10 EHIIIII?
11 certo però che non mi aspettavo un tipo così, te lo giuro
12 ti facevo più simpatico
13 ma stai lavorando?
14 se ti disturbo basta dire che disturbo
15 vabbe’
16 magari non ci sei davvero…
17 sono qui da tre ore. mi sembra impossibile che non ci sei. ma non sei sempre al computer, scusa?
18 poi sono le due di notte, figurati se a quest’ora non ci sei.
19 ok, dai, voglio far finta che non ci sei, voglio fidarmi
20 sto leggendo alcuni tuoi racconti. sei in gamba, dico sul serio. anch’io scrivo un sacco di cose.
21 secondo me sei uno stronzo con la puzza al naso
22 ma vaffanculo

– TE LO CHIEDO VIA ICQ

Nella precedente versione di ciniconet c’erano le barre di scorrimento colorate. Una cazzata da fare, veramente. Basta cercare in qualunque sito che parla di html per trovare in tre secondi il codice da usare per farle. Ma era più facile chiedere a me, chiaramente. Non avete idea di quanti mi scrivevano mail per chiedere “Scusa, mi dici come si fanno le barre colorate?”. Alla fine le ho tolte.
Non sapevano più come chiedermelo. Si fingevano persino amici…

01 You have been added to the above user’s contact list.
02 complimenti, sei troppo avanti
03 grazie, lo sei anche tu, che mi capisci
04 :-)
05 che mi dici di bello?
06 così su due piedi non mi viene in mente nulla
07 seguo il tuo sito da sempre, da quando è su
08 mi fai troppo ridere e comunque scrivi anche molto bene
09 eheh, grazie, ma non esagerare.
10 ma scrivi per professione?
11 scrivo per diletto, di professione faccio tutt’altro.
12 senti, me la dici una cosa?
13 se posso volentieri
14 come si fanno le barre di scorrimento colorate? cioé, credo di averlo capito, ma vorrei avere una tua conferma.

– MA CHE AUTOBUS HO PRESO?

Mi contattano e poi mi chiedono chi sono. Ma che cazzo domanda è? E’ come comporre numeri telefonici a caso e poi chiedere chi è che sta rispondendo.

01 You have been added to the above user’s contact list.
02 Ciao, chi sei?
03 ciao. chi sei tu, scusa?
04 sono martina. matteo chi?
05 quale tipo di risposta ti interessa?
07 cioé?
08 se io ti chiedessi “martina chi?”, tu cosa risponderesti?
09 ma che c’entro io?

– TUTTE LE PORCHE A ME

Hanno nomi femminili suadenti e mi mandano messaggi tipo:

01 Ciao, sono Deborah, vuoi vedere le foto della mia passerina? vieni subito sul mio sito: http://www.porchevoglioseassatanate.com/

Porchevoglioseassatanate è il tipico nome che sceglierebbe una ragazza per il proprio sito personale, no?

Cose mie, L'internet

Carta

Continuo a ripetermi che non è colpa mia, che non ci posso fare niente… e intanto faccio un’inventario di tutta la carta che transita dalle mie mani e finisce inesorabilmente nel cestino dell’immondizia. Piante morte inutilmente, per essere portavoci di minchiate che nessuno leggerà mai.
Nell’era dei computer, delle pagine web, io sono quotidianamente sommerso da pagine vere, piene di stronzate.

Mi sveglio alle 12 e vado a guardare se c’è posta. Nella cassetta delle lettere trovo, nell’ordine: una copia di Famiglia Cristiana, che mi regalano per convincermi ad abbonarmi (adesso è cambiata, c’è scritto); un volantino ripiegato del Blockbuster in cartoncino colorato di ottima fattura, che mi annuncia le ultime novità e mi regala un affitto per una cassetta o un dvd, a mia scelta; quattro o sei pagine arrivano da un ipermercato, che mi mette al corrente degli ultimi 3×2 e sconti e promozioni varie; la Wolkswagen che mi fa presente che è uscita la nuova Polo, volessi andare a provarla…; il resoconto della CartaSì, al quale è allegata la rivistina “Appunti Sì” (questa non so dirvi che cosa mi dice: la butto al volo, di solito); quattro (e sottolineo quattro) buste contenenti brochures varie di riviste per le quali mi viene offerta la straordinaria possibilità di abbonarmi a un prezzo convenientissimo, anche meno della metà.
Infine quelli di Altroconsumo, che mi mandano la pubblicità del loro servizio, grazie al quale potrò risparmiare novecento (900!) e più euro seguendo le loro comparazioni di prodotti (un cellulare modello Pinco da 89 euro, per esempio, secondo le loro comparazioni è migliore di un cellulare modello Pallo da 350 euro. Può essere; anzi, ne sono sicuro. Ma se vogliono un mondo migliore, come sembra di capire, perché hanno raccolto i miei dati per poi mandarmi un etto di carta indesiderata, mai richiesta?).

Prendo la macchina. Mi fermo al benzinaio e mentre faccio gasolio mi dà una cartolina e un po’ di bollini di carta che getterò via fra poco, insieme a quelli che mi mette in mano la commessa del supermercato. Cartolina e un bollino ogni 5 euro di spesa…

Fuori dalla porta del supermercato un tizio mi mette in mano un volantino che annuncia che Piro Piro chiude per sempre e vende i giubbotti di pelle con uno sconto da paura. Piro Piro (è un nome di comodo, ovviamente) è in chiusura definitiva da almeno quindici anni, tra l’altro.

Sosta edicola. Con pochi euro mi trovo nelle mani una quantità di carta allucinante. Con il quotidiano, con il solo stramerdoso quotidiano, ho in regalo il settimanale del quotidiano stesso, una rivistina sulle nuove tecnologie, una rivista su come arredare casa mia con pochi spiccioli e un po’ di cartoline varie per abbonarmi a tutti le riviste del gruppo con sconti fenomenali.

Sono sveglio da due ore e ho già in mano tonnellate di carta…

Poi ieri sera non mi parte più il computer e allora dico guardo il manuale del sistema operativo. Carta utile, finalmente. Carta usata per scriverci quello che serve, per cavarmi dagli impicci, per trasmettere un po’ di cara e vecchia cultura, eccetera, sfumando.

Il manuale è composto da 24 pagine, così divise: la prima è la copertina; la seconda è bianca; la terza è bianca con scritto a metà foglio “… il centro della vostra vita digitale”; quarta pagina installazione; quinta pagina configurazione; dalla sesta all’undicesima la spiegazione riassunta di tutte le nuove meraviglie (chat, stop alla posta indesiderata, archiviare i propri contatti, masterizzare un CD e altre minchiate…); pagine 12 e 13 alcuni siti per saperne di più; da pagina 14 a 21 vi risparmio le boiate; pagine 22 e 23 bianche; pagina 24 nome dell’azienda produttrice e tutti i marchi e copyright e i diritti. Fine.

Okay, ho capito. Ho compreso il concetto: vado a comprarmi un libro. Stabilito che la carta gratis non vale veramente niente, cerco di consolarmi con quella a pagamento. In libreria prendo in mano il Mega Manuale di Mac Os X (è un nome finto, tanto per dire) e mi dico fico, con questo i problemi sono risolti; lo giro su se stesso per vedere quanto mi costerà il sapere e – porca merda, aggiungo – mi costerà 54 euro.
54 euro?
Ma che cazzo ci scrivono per valere 54 euro? Voglio dire, sono 104.000 della vecchie lire. Platone lo trovo a 5 euro. Il Mac OS X a 50.
Tra l’altro i primi capitoli li metteranno insieme con il copia e incolla, perché dicono ovviamente sempre le stesse cose. Compro libri su Photoshop da dieci anni e tutti iniziano con “capitolo uno: i menu di Photoshop”, partendo dal menu file e i comandi apri e salva e salva con nome che già le prime 124 pagine le potrei strappare e avere così un libro da solo un paio di chili anziché sei o sette.

E anche quelli che guardo adesso non si discostano dalla regola. Decine di volumi con un peso che varia dai due ai dieci chili (la carta, miodio, la povera e bistrattata carta…) che iniziano sostanzialmente tutti allo stesso modo (con le parole, per inciso, che dovrebbero essere contenute nei manuali allegati ai software, che ormai non esistono più – c’è la guida in linea! e se il computer non parte la guida in linea come cazzo la leggo? e il PDF di Acrobat come lo leggo? Li dovevo stampare prima, in un giorno di calma?).
Grazie al comando apri potrete aprire
; grazie al comando chiudi potrete chiudere; grazie al comando salva potrete salvare. 54 euro, grazie.

Ultimo appunto sulla carta: in questi giorni (sto parlando di quelli in cui sto scrivendo, lettore sprovveduto) a Milano c’è lo Smau. Non ci sono ancora andato, ma magari un giro lo farò. Quest’anno mi sono imposto, se andrò, di tenere le mani rigorosamente in tasca.
Se le lascio libere, dopo un’ora al massimo terranno ognuna una borsa PIENA di cataloghi e volantini e depliand e copie omaggio di riviste e.
Tornerò a casa, appoggerò le borse da qualche parte, poi da qualche altra parte, poi lei mi dirà: quando hai tempo dai un’occhiata a quelle borse piene di cataloghi dello smau, quelle appoggiate vicino alle borse con i cataloghi che avevi preso a maggio alla fiera del libro; poi butterò tutto via.

Cose mie

Fino al 100%

100% frutta, c’è scritto sul barattolo di marmellata che mi sono comprato. E’ buona; ottima, direi. Ma secondo me non è 100% frutta. Se fosse 100% frutta – a me al liceo han detto che la matematica non è un’opinione – dentro dovrebbero esserci delle albicocche intere, o spappolate, ma nient’altro. Altrimenti il 100% si abbassa, o no? Diventa il 99, il 98, il 90…

… e io sono sempre in questo maledetto ipermercato. Dopo un’estenuante settimana di lavoro, dopo una sveglia al sabato mattina, un viaggio nel traffico di Milano, un pasto all’autogrill, un posto di blocco dei carabinieri (l’altra sera – era sera, dopo le 22, buio pesto – mi fermano, fanno i soliti controlli girando attorno alla macchina e tendomi sulle spine e infine, mentre mi rende patente e libretto, l’appuntato mi dice “Mi raccomando, si ricordi i fari in autostrada, ché c’è la legge nuova…”. Ma sei fuori? E’ notte, è buio. Anche con quella vecchia i fari si accendevano…), una coda al semaforo a Novara, il gatto da sfamare che avverte appetito appena arrivo… il divano, sì!, cazzo, finalmente il divano! Un bacio alla mia bella e il divano, sprofondarci dentro, chiudere gli occhi, accendersi una Lucky…
E lei che dice “Ciccio, abbiamo il frigo vuoto. Se ci parlo dentro fa l’eco.”
“Amore, tesoro, ma è proprio necessario?”
“Eh sì.”

Mi aggiro tra le corsie come un automa, circondato da tutte queste scatole colorate e cartelloni con promozioni e parole, parole, parole.
Non compriamo prodotti: compriamo parole. Ci lasciamo abbracciare da tutte queste cazzate e compriamo le cose più inutili perché costano “solo” e ci fanno risparmiare “fino”.

E chi ha deciso che le brioches non costano 2 euro, ma SOLO due euro? Perché “solo”? In quale scala di valori è stato valutato questo SOLO? Le cose non costano più tot. Adesso costano solo tot.

E perché il detersivo che lei ha comprato pulisce fino al 10% in più degli altri. Fino? Cioé? A volte si ferma al 5, altre volte al 7 e ogni tanto arriva FINO al 10%? Cosa significa “fino”, porca puttana?

E questo più che è sempre dappertutto…
I prodotti fanno di più. O più di prima, spesso grazie ai benefici di una nuova, mirabolante formula. Davanti a me ho il detersivo che mi dice: “Nuova Formula! Lava sempre più bianco!”.
Quindi la mia camicia bianca diventerà ancora più bianca? E se compro dieci detersivi diversi, ognuno che lava sempre più bianco, posso farla diventare di un bianco accecante? Ma il bianco sbiancheggia all’infinito?
Ogni sei mesi cambiano la formula. E’ sempre nuova. Nuova formula. Nuova ricetta. Ma allora quelle vecchie, che ho comprato fino a ieri, facevano cagare?

Questo invece è per i pavimenti: “Pulisce sempre di più!”. Meno male. Spero che un giorno pulisca completamente. Cosa vuol dire sempre di più? Tesoro, il pavimento come va? Bene, è rimasta solo qualche traccia di merda di gatto; per fortuna questo detergente pulisce sempre di più.

Io passo il tempo a leggere tutte queste parole e in effetti è lei quella che dovrebbe avere un mancamento alla notizia che si sta partendo per l’ipermercato.
Mi perdo in queste frasi o a guardare i 3×2 e i 2×1 e il pacco famiglia. 180 bastoncini di pesce nell’economico pacco famiglia. Ma dove me li metto 180 bastoncini di pesce?

E gli omaggi? In regalo il pratico zaino! Nel fustino, il favoloso orologio al quarzo con cronometro di precisione! Una volta ho comprato questo detersivo e dentro c’era un orologio così schifoso che se me lo regalavano i miei quando avevo 8 anni glielo tiravo in faccia. E per di più era stato sepolto nel detersivo talmente a lungo che per sei mesi quando mi lavavo usciva della schiuma extra dal cinturino dell’orologio.
Vabbé, alla fine non me ne sono curato, tanto il detersivo costava solo 3 euro, lavava fino al 10% più degli altri e aveva una nuova formula che rendeva i colori ancora più vivi.

Cose mie

Tessere

Ho sfilato di tasca il portafogli perché dovevo prendere la carta di credito, per rinnovare un dominio. Il portafogli si è aperto a fisarmonica e mi ha messo di fronte a una realtà che cercavo di evitare, anche nei momenti difficili, quando il peso del portafogli quasi mi abbassava i pantaloni.
La realtà è questa: non so voi, ma io ho le tasche piene di tessere. Ma quando dico piene intendo piene. Ne ho un casino. La tessera di questo, la tessera di quello…
Le rimetto nel portafogli e intanto ve le elenco, così vedete se anche voi ne avete un po’…

1) Il codice fiscale

Ormai in uno stato vergognoso. Invidio quelli che estraggono dalle loro tasche delle tesserine con il codice fiscale perfetto come una Visa. Pulito e integro.
Il mio cade a pezzi. Ha perso tutta una striscia di plastica in alto e adesso è più basso di un terzo. Per un po’ avevo tenuto le due parti insieme con magie varie, poi ho proprio perso la striscia e tutto è degenerato. E’ del 1989 è sembra dell’Ottocento.

2) (una tesserina bianca con su un numero di) Tele+
(Aggiornamento del 2007: ora ovviamente l’abbonamento non ce l’ho più. non c’è più nemmeno tele+. ma la tessera è rimasta. in ogni caso, restando la tessera resta anche la descrizione:)

Mi sono abbonato a telepiù, cazzo! Mi sono dato questa botta di vita sentendomi un privilegiato della madonna, e poi non mi ricordo mai di avercelo e non lo guardo mai.
E quando mi ricordo danno sempre lo stesso film! Guardo la televisione molto poco, quando capita, e se giro su telepiù becco sempre lo stesso stramaledetto film dato in una nuova fascia oraria. Ogni nuovo film mi perseguita. Lo devo vedere almeno quattro volte, non c’è scampo.
Oppure ne danno uno che avevo appena affittato al Blockbuster. O, peggio, comprato al Blockbuster…

(aggiornamento del 2007 bis: ora ho Sky, ma tessere da mettere in tasca non ne ho, solo quella da infilare nel decoder. Di Sky ne parlo solo bene perché mi fa vedere Lost!)

3) Blockbuster Video Membership Card

(Vedi sezione apposita)

4) Saturn e-club

Saturn è uno store di tecnologie varie, e con questa tessera ho diritto a cose tipo 1 punto per ogni 5 (o 10) euro di spesa. Poi quando raggiungo, per esempio, 75 punti, ho diritto a uno sconto di 9 euro. Con i 9 euro che risparmio cambio vita. Vado ai Caraibi e non torno più.

5) Media-World Multicard

Tipo quella del Saturn. Anche qui raccogli i punti e se compri tre televisori al plasma in sei mesi, poi con i punti riesci a prendere un minipimer.

6) La Cartasì / il Bancomat

La carta di credito è l’unica che forse mi è indispensabile. Principalmente, perché bazzicando su internet capita spesso di doverla usare (registrare un dominio o comprare un software o cose del genere), e poi perché meno soldi ho in tasca meglio è. Ho le mani bucate e compro solo ed esclusivamente stronzate.
Ovviamente lo faccio anche con la carta di credito. Anzi, non guardando i soldi che se ne vanno, ma trattando solo con una piccola lastra di plastica e una firma da fare… bé, mi sembra di non spendere nemmeno i miei soldi. Poi al quindici di ogni mese dopo sbatto la testa contro il muro e declamo ad alta voce odi al turpiloquio.

Adesso, anzi da più di un anno, ho la carta di credito con il chip elettronico. Un ringraziamento di cuore all’inventore di queste carte con il chip. Chip per garantire ulteriore sicurezza, deduco. E in effetti funziona, perché sono sicuro di fare la figura del cazzone due volte su quattro. Alla Coop non c’è verso di farmela leggere. Dopo trenta o quaranta tentativi, nei quali la coda alla cassa è diventata così lunga da essersi congiunta con quella delle automobili che escono dal parcheggio, tiro fuori il bancomat, pago con quello e me ne vado incazzato. Ho smesso di fare la spesa alla Coop, infine.
All’Esselunga è andato tutto bene, per un po’ di tempo. Facevo la mia spesa, raccoglievo punti fragola e pagavo con la mia bella carta di credito. Ma questa mattina la sorpresa: non la prende più. Mi dice la commessa: “Eh, da qualche giorno sono arrivati i lettori appositi per il chip e abbiamo un sacco di problemi, anche la mia non riesco a usarla qui…”.
Ah, ecco. Finché c’erano i lettori normali andava tutto bene. Poi sono arrivati i lettori appositi (la carta non si striscia ma si infila in una fessura dalla parte del chip) e giustamente non funge più nulla.
E via di teatrino: “Adosso provo a strisciarla”, “Adesso provo a infilarla”, “Ora la infilo dalla parte del chip”, “Ora la infilo dalla parte del non-chip”, “Ora provo a invocare il Loa Legba nella speranza che apra un passaggio tra la dimensione materiale e quella astrale”, “Ora faccio finta di dirle che succede a tutti così le settantanove persona in coda non pensano che lei cerca di pagare la spesa senza avere più una lira”…
Alla fine, bancomat.

6) Videochange

Questa tessera è un cimelio di quando erano usciti i distributori automatici di videoccassette. Con i miei orari del cazzo l’idea di poter uscire di casa a qualunque ora e andarmi ad affittare un film era una cosa favolosa.
Purtroppo, la videoteca di un paesino non è come la videoteca di una grande città, e aveva questo distributore poco capiente, quindi il proprietario faceva una selezione in onore delle vendite più che del buon cinema.
E alla fine la lista delle novità era più o meno così: Die Hard, Arma Letale, Tutti i cazzi per Mary, AnaLstasia, Cicciolina e Moana ai Mondiali, Fetish Dreams e via di questo passo.

7) V ideoteca P.P.

La passione per il cinema mi riempie di tessere. Questa è a timbri. Per ogni dvd comprato (dai 22 ai 25 euro) mi fanno un bollino. Quando arrivo a 10 bollini ho uno sconto di 5 euro. Dopo averne spesi 250 risparmiarne 5 è davvero una bella botta di culo, o no?

8) (la mitica) Bennet Club Card

Questa ce l’ho, la uso e allo stesso tempo la odio. Fa parte delle mie mille contraddizioni. Parlarvene quasi mi angoscia, quindi vi rimando al pezzo che già avevo scritto (anche) su di lei.
Grazie a questa tessera ho diritto a cose incredibili, quali sconti fino al 70% e altre diavolerie da supermarket. Anche per queste diavolerie vi rimando altrove, per esempio nel seguito ideale di Ipermarket, che è Fino al 100%.

9) SOCIOCOOP

Questa è un piccolo orgoglio, cazzo. Vado lì e mi sento bene nel fare la spesa. Tesoro, guarda questa marmella come è genuina, è roba della Coop. E guarda questa frutta. E poi ti fanno sentire del giro. Ti mandano a casa il bilancio e tutto il resto. Voglio dire: la Coop sono io.

10) Vantaggi Iper

Altro supermercato, altra tessera. Questi non regalano niente, però con la tessera ti fanno degli sconti. I classici: quelli sui prodotti che non mi interessano.

11) Fidaty Card

La tessera dell’Esselunga, sulla quale accumuli i punti fragola, la mia droga. I punti fragola si raccolgono spendendo, ovviamente. Ogni tot di spesa, punti fragola. Ma a volte un prodotto vale da solo una quantità X di punti fragola. E io non riesco a resistere: lo compro. Non me ne frega niente se non mi serve: io lo compro. E non m’importa se è un po’ caro: io lo compro. Fa nulla se sono così povero che quando parlo con gli accattoni li commuovo: io lo compro. E poi mi faccio i premi: la friggitrice, la macchina per fare la granite di Topolino (cioé, si fanno le granite di ghiaccio con questo affare che è a forma di Topolino, quello dei fumetti; non è che si tritano topolini)…

12) M.Kart Piste Kart al coperto

Questa l’ho fatta per aver detto, mentre si discuteva di kart, qualcosa tipo ah, sì, cazzo, i kart. so cosa sono, ci sono stato anche su e ritrovarmi poi iscritto in una di queste gare. Qui mi sono allenato per un po’, poi siamo andati a correre in una cosa figa con tutta gente che correva bene. Ovviamente, avendo già i tempi peggiori (mi ha sorpassato anche un tipo con un trattorino falciaprato), al terzo giro mi si sono rotti i freni e sono andato dove il Destino aveva previsto per me: affanculo.

13) Fidelity Card Jolly Foto

Questa è nuova di pacca, fatta il 1° settembre del 2003. Sono andato a far sviluppare le foto delle mie vacanze e me l’hanno messa in mano. C’è un codice a barre che mi identifica come cliente e un altro po’ di persone sapranno chi cazzo sono. Però mi permette di ottenere i seguenti vantaggi: massima celerità di consegna (e vabbé) e riservatezza e sicurezza assoluta delle tue fotografie. Gasp! Devo quindi dedurre che se non avessi la tessera la riservatezza verrebbe meno? Un cliente va a ritirare le foto e il proprietario urla al commesso, in mezzo a tutti: “Oh, prendi le foto del signore, quelle dove c’è lui che si fa infilare un clistere da una troiona vestita di pelle!”.

14) E infine, una gloriosa tessera telefonica scaduta nel 2001 del valore di L. 10.000 – € 5,16, che adesso però butto via.

Il portafogli è così gonfio che presto mi servirà una borsetta. Andremo in giro io e la mia fidanzata, mano nella mano, lei con la tipica borsetta da donna (quelle prodotte con la stoffa delle mutande di Eta Beta, minuscole e misteriosamente capienti) e io con la borsetta portatessere (gigantesca e pesante).

Cose mie