Il mio partner per la distribuzione

Cronaca Vera. Cronaca nera, anzi. Il ventiequalcosa novembre faccio un’ordine su un noto sito che vende DVD e aspetto che il corriere espresso (non faccio nomi, ma posso dirvi che il suo slogan è “Il tuo partner per la distribuzione”) mi consegni questo pacco, nel quale, tra le altre cose, c’è un cofanetto di dvd che voglio regalare ad un amico, per il suo compleanno.
Il pacco non arriva. E non arriva. Dal sito che vende DVD posso controllare il foglio di spedizione e allora lo controllo; e leggo “destinatario sconosciuto”. Destinatario sconosciuto? Verifico la via: è quella giusta. Il numero di telefono che ho lasciato: giusto anche quello. Mi telefono, persino, per esserne certo. Esco e vado in strada a controllare che il campanello non sia stato rubato nottetempo dai ladri di campanelli (sono l’involuzione dei ladri di biciclette…). Ma c’è il campanello e c’è scritto sopra il nome. Allora mi dico Ma perché non mi hanno telefonato, se non mi trovavano? Un colpo di telefono, un Mi scusi non trovo il recapito, una spiegazione veloce. .. invece un cazzo. Destinatario sconosciuto. Merda. Telefono, va…

Venerdi.
Corriere espresso buongiorno. Le nostre linee sono momentaneamente occupate. Siete pregati di attendere per non perdere la priorità acquisita. Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.Corriere espresso buongiorno. Le nostre linee sono momentaneamente occupate. Siete pregati di attendere per non perdere la priorità acquisita. Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.Corriere espresso buongiorno. Le nostre linee sono momentaneamente occupate. Siete pregati di attendere per non perdere la priorità acquisita. Lallà lalalà la lala là lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.
“Buongiorno mi dicaaa.”
“Buongiorno, ho letto sul foglio di spedizione che non mi avete trovato e volevo…”
“Un attimo pregooo.”
Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.
“Buongiorno mi dicaaa.”
“Buongiorno, ho letto sul foglio di spedizione che non mi conoscete e volevo aiutarvi a conoscermi.”
“Può darmi il numero della spedizione?”
“Sì, 089…”
“E’ sì, destinatario sconosciuto.”
“Bé, non potevate telefonarmi? Magari quando l’autista si è perso…”
“Questo numero è il suo?”
“Eh, sì…”
“Allora gliela riportiamo lunedi. Se l’autista non trova l’indirizzo dico di telefonarle.”
“Ah, pensavo fosse di default”
“Cosa?”
“Mi scusi, parlo come un webmaster. Pensavo fosse una regola, quella di telefonare se non si trova un indirizzo; non credevo fosse a discrezione.”
“Lunedi le porteremo il pacco.”
“Ah, ok, non rilascia dichiarazioni. Ok, grazie mille, arrivederci.”

Lunedi.
Corriere espresso buongiorno. Le nostre linee sono momentaneamente occupate. Siete pregati di attendere per non perdere la priorità acquisita. Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.Corriere espresso buongiorno. Le nostre linee sono momentaneamente occupate. Siete pregati di attendere per non perdere la priorità acquisita. Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lall à lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.Corriere espresso buongiorno. Le nostre linee sono momentaneamente occupate. Siete pregati di attendere per non perdere la priorità acquisita. Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.
“Buongiorno mi dicaaa.”
“Buongiorno, aspettavo un pacco ma non è ancora arrivato, e visto che la sett…”
“Un attimo pregooo.”
Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.
“Buongiorno mi dicaaa.”
“Buongiorno, aspettavo un pacco ma non è ancora arrivato, e visto che la settimana scorsa avete avuto qualche problema…”
“Un attimo pregooo.”
Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.
“Buongiorno mi dicaaa.”
“Buongiorno, aspettavo un pacco ma non è ancora arrivato, e visto che la settimana scorsa avete avuto qualche problemino mi chiedevo se…”
“Può darmi il numero della spedizione?”
“Sì, 089…”
“Eh sì, è qui in giacenza.”
“In giacenza? Ma io lo aspettavo per oggi…”
“No, è qui in giacenza.”
“Bé, venerdi ho telefonato…”
“E con chi ha parlato?”
“Non lo so. Senta, io pensavo bastasse una telefonata. Non mi ero posto il problema di chi ci fosse dall’altra parte. C’è un indirizzo, l’indirizz o nella realtà esiste, il numero civico è appiccicato al muro, sul campanello c’è scritto il nome… ho pensato a un malinteso e tutto qui. La tizia mi ha detto lunedi e non mi è proprio venuto da chiederle con chi ho parlato? dov’era la notte del 13 aprile?
“Possiamo metterlo in spedizione per domani.”
“Senta, ma se vengo lì a prendermelo? Sono due minuti di macchina, sarete a un chilometro da qui.
“Eh, per quello ci serve l’autorizzazione del mittente.”
“Ma a che serve? Il destinatario sono io. Io lo ritiro, io firmo. Dov’è il problema?”
“Niente, che ci serve l’autorizzazione del mittente.”
“Ma scusi, siete o non siete i miei partner per la distribuzione? Veniamoci incontro. Io vengo lì, me lo ritiro, firmo… e voi dite che lo avete portato qui. Siamo a un chilometro di distanza. Se la Polizia Dei Corrieri verrà a interrogarmi dirò che me lo avete consegnato sul pianerottolo.”
“Un attimo prego.”
Lallà lalalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà ; lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà lalà la lalalà lallà.
“Senta, allora va bene, però venga lei, non mandi un altro eh?”

Lunedi pomeriggio.
“Buongiorno, dovrei ritirare un pacco.”
“Salga le scale e segua il corridoio fino alle seconda porta a sinistra, poi lì chieda.”

Salgo le scale e seguo il corridoio fino alla seconda porta a sinistra, poi entro in un ufficio molto grande dove alcuni impiegati, uomini e donne, mi guardano come se avessi un paio di stronzi molli in mano, pronti da appoggiare sulle loro scrivanie.

“Lei è?”, mi dice quello più vicino alla porta.
“Sono qui per ritirare un pacco…”
“Un pacco? Che pacco? Ha l’autorizzazione?”
“Mah, mi hanno detto di venire qui e…”
“Ha telefonato stamattina?”
“Sì, mi servirebbe questo pacco perché c’è dentro un regalo che devo fare questa sera, ma il pacco è in giacenza dalla settimana scorsa… ”
“Chiaro: il destinatario è sconosciuto.”
“Il destinatario sono io. Io mi conosco bene, posso garantire!”

Mi dico: magari fa un sorriso; magari è un po’ depresso ma adesso fa un sorriso e diventiamo amici e alla fine mi dirà di ritirare questo stracazzo di pacco. Ma non ride, e non diventiamo amici. Mi chiede il nome e batte qualcosa sui tasti del suo terminale e dalla stampante ad aghi esce un foglio che mi mette tra le mani.

“Lo deve consegnare alla porta 8 del magazzino”, mi dice.
“La porta 8 del magazzino dove la trovo?”
“Torna da dove è venuto e quando arriva alla reception prende la porta di legno marrone che dà sul magazzino.”

Torno alla reception e vedo la porta, faccio per aprirla, ma la signorina alla reception mi chiede che diavolo sto facendo. Le spiego che diavolo sto facendo, ma non sembra molto persuasa. E infatti mi dice:

“Di lì non può andare.”
“Mi hanno dato questo foglio, nell’ufficio da dove provengo, dicendomi di attraversare questa porta.”
“No, è per i soli addetti. Deve uscire e fare il giro dell’edificio. Troverà un cancello, lo attraversi e cerchi la porta che le serve.”

Esco e cammino sotto a una pioggerellina fastidiosa. Faccio il giro, trovo il cancello, entro, arrivo al montacarichi che conduce alla porta 8 e chiedo a un tizio che trovo nei paraggi.

“Mi scusi, dovrei ritirare questo pacco.”
“Certo, mi dia il foglio e provvedo subito!”

Il tizio è gentilissimo. Lo vedo transitare per tutto il magazzino alla ricerca del mio pacco, spostarsi a destra e a sinistra e chiedere a tutti quelli che incontra, ma sembra non trovare un cazzo. Appare disperato, e mi spiace un po’ per lui, perché pare essere una brava persona ed è l’unico che mi ha sorriso, fin’ora… e sorridere a uno sconosciuto che si presenta con del lavoro per te significa essere buoni; apprezzo la cosa. Ma allo stesso tempo inizio a disperarmi anch’io, e più leggo sconforto nei suoi occhi più mi deprimo. Poi si avvicina e mi dice:

“Vado a controllare nell’altro magazzino, qui sembra non esserci nulla…”
“…”
“Mi spiace, – dice triste davvero – vedrà che lo troviamo…”

E si incammina verso un capannone e poi sparisce dietro una porta scura e non lo vedo più e rimango lì a guardare la pioggerellina pensando che ho lasciato le sigarette in macchina, porca puttana, e la macchina è lontana e i minuti sono lunghissimi, dilatatissimi, durano sessanta secondi pieni e contati e a volte persino qualche secondo in più. Impazzisco.
Poi il tipo torna ancora più demoralizzato di prima e mi dice:

“Niente, mi dispiace. Cerco ancora in questo magazzino.”

Non mi lascia il tempo di rispondere. Si vergogna. Sparisce di nuovo. Passa un altro quarto d’ora e poi appare con una scatola in mano che mi fa battere il cuore. Lui sorride e me la porge, mi dice:

“Alla fine l’abbiamo trovata.”
“Grazie mille. Mi ha risollevato il morale.”
“Di nulla. Scusi per l’inconveniente.”
“Non importa, – dico a voce alta – sono cose che capitano.”
“Non importa, – penso e basta – basterebbe essere meno stronzi e più flessibili quando si sbaglia, e chiedere scusa.”

Lo saluto e mi incammino verso il cancello dal quale sono entrato, verso la macchina e soprattutto verso il pacchetto di sigarette. Nel cortile che mi lascio alle spalle ci sono un po’ di camion parcheggiati, tutti con la scritta “il tuo partner per la distribuzione e la logistica” e mi dico che forse è meglio se lo lascio, ché non è il partner che fa per me.

Cose mie

Ci sei?

Lancio ICQ e appena è aperto vedo lampeggiare piccole buste gialle, così le leggo tutte e mando le risposte agli amici.
Poi ci sono quelli che mi hanno aggiunto alla loro contact list e mi hanno scritto qualcosa mentre ero offline. Ovviamente, la maggior parte sono persone simpatiche. Prima o poi finiscono di diventare amici, quando addirittura non si presentano come l’amico per sempre o il template stesso della mia donna ideale.

Ma altre volte si presentano così:

– L’IMPAZIENTE

Mi aggiunge alla sua lista e io non sono online. A volta capita, che vi devo dire? Manda un messaggia e ovviamente non rispondo, perché sono disperso in qualche strada di Milano. Allora ne manda un altro, e un altro, e un altro… a mitraglia; poi si offende, mi odia e mi ama…
Quando torno al computer mi trovo queste lunghissime sequenze di messaggi, uno dopo l’altro. NEXT. NEXT. NEXT. L’altra sera un record: 22 messaggi di fila.

01 You have been added to the above user’s contact list.
02 ciao, il tuo sito è troppo una figata
03 lo so già che non mi risponderai
04 ahah, troppo forte
05 bé? non mi dici un cazzo?
06 guarda che non devo mica chiederti consigli, volevo solo farti i complimenti
07 ma ci sei?
08 se ci sei fatti sentire
09 sono tornato. ci sei?
10 EHIIIII?
11 certo però che non mi aspettavo un tipo così, te lo giuro
12 ti facevo più simpatico
13 ma stai lavorando?
14 se ti disturbo basta dire che disturbo
15 vabbe’
16 magari non ci sei davvero…
17 sono qui da tre ore. mi sembra impossibile che non ci sei. ma non sei sempre al computer, scusa?
18 poi sono le due di notte, figurati se a quest’ora non ci sei.
19 ok, dai, voglio far finta che non ci sei, voglio fidarmi
20 sto leggendo alcuni tuoi racconti. sei in gamba, dico sul serio. anch’io scrivo un sacco di cose.
21 secondo me sei uno stronzo con la puzza al naso
22 ma vaffanculo

– TE LO CHIEDO VIA ICQ

Nella precedente versione di ciniconet c’erano le barre di scorrimento colorate. Una cazzata da fare, veramente. Basta cercare in qualunque sito che parla di html per trovare in tre secondi il codice da usare per farle. Ma era più facile chiedere a me, chiaramente. Non avete idea di quanti mi scrivevano mail per chiedere “Scusa, mi dici come si fanno le barre colorate?”. Alla fine le ho tolte.
Non sapevano più come chiedermelo. Si fingevano persino amici…

01 You have been added to the above user’s contact list.
02 complimenti, sei troppo avanti
03 grazie, lo sei anche tu, che mi capisci
04 :-)
05 che mi dici di bello?
06 così su due piedi non mi viene in mente nulla
07 seguo il tuo sito da sempre, da quando è su
08 mi fai troppo ridere e comunque scrivi anche molto bene
09 eheh, grazie, ma non esagerare.
10 ma scrivi per professione?
11 scrivo per diletto, di professione faccio tutt’altro.
12 senti, me la dici una cosa?
13 se posso volentieri
14 come si fanno le barre di scorrimento colorate? cioé, credo di averlo capito, ma vorrei avere una tua conferma.

– MA CHE AUTOBUS HO PRESO?

Mi contattano e poi mi chiedono chi sono. Ma che cazzo domanda è? E’ come comporre numeri telefonici a caso e poi chiedere chi è che sta rispondendo.

01 You have been added to the above user’s contact list.
02 Ciao, chi sei?
03 ciao. chi sei tu, scusa?
04 sono martina. matteo chi?
05 quale tipo di risposta ti interessa?
07 cioé?
08 se io ti chiedessi “martina chi?”, tu cosa risponderesti?
09 ma che c’entro io?

– TUTTE LE PORCHE A ME

Hanno nomi femminili suadenti e mi mandano messaggi tipo:

01 Ciao, sono Deborah, vuoi vedere le foto della mia passerina? vieni subito sul mio sito: http://www.porchevoglioseassatanate.com/

Porchevoglioseassatanate è il tipico nome che sceglierebbe una ragazza per il proprio sito personale, no?

Cose mie, L'internet

Carta

Continuo a ripetermi che non è colpa mia, che non ci posso fare niente… e intanto faccio un’inventario di tutta la carta che transita dalle mie mani e finisce inesorabilmente nel cestino dell’immondizia. Piante morte inutilmente, per essere portavoci di minchiate che nessuno leggerà mai.
Nell’era dei computer, delle pagine web, io sono quotidianamente sommerso da pagine vere, piene di stronzate.

Mi sveglio alle 12 e vado a guardare se c’è posta. Nella cassetta delle lettere trovo, nell’ordine: una copia di Famiglia Cristiana, che mi regalano per convincermi ad abbonarmi (adesso è cambiata, c’è scritto); un volantino ripiegato del Blockbuster in cartoncino colorato di ottima fattura, che mi annuncia le ultime novità e mi regala un affitto per una cassetta o un dvd, a mia scelta; quattro o sei pagine arrivano da un ipermercato, che mi mette al corrente degli ultimi 3×2 e sconti e promozioni varie; la Wolkswagen che mi fa presente che è uscita la nuova Polo, volessi andare a provarla…; il resoconto della CartaSì, al quale è allegata la rivistina “Appunti Sì” (questa non so dirvi che cosa mi dice: la butto al volo, di solito); quattro (e sottolineo quattro) buste contenenti brochures varie di riviste per le quali mi viene offerta la straordinaria possibilità di abbonarmi a un prezzo convenientissimo, anche meno della metà.
Infine quelli di Altroconsumo, che mi mandano la pubblicità del loro servizio, grazie al quale potrò risparmiare novecento (900!) e più euro seguendo le loro comparazioni di prodotti (un cellulare modello Pinco da 89 euro, per esempio, secondo le loro comparazioni è migliore di un cellulare modello Pallo da 350 euro. Può essere; anzi, ne sono sicuro. Ma se vogliono un mondo migliore, come sembra di capire, perché hanno raccolto i miei dati per poi mandarmi un etto di carta indesiderata, mai richiesta?).

Prendo la macchina. Mi fermo al benzinaio e mentre faccio gasolio mi dà una cartolina e un po’ di bollini di carta che getterò via fra poco, insieme a quelli che mi mette in mano la commessa del supermercato. Cartolina e un bollino ogni 5 euro di spesa…

Fuori dalla porta del supermercato un tizio mi mette in mano un volantino che annuncia che Piro Piro chiude per sempre e vende i giubbotti di pelle con uno sconto da paura. Piro Piro (è un nome di comodo, ovviamente) è in chiusura definitiva da almeno quindici anni, tra l’altro.

Sosta edicola. Con pochi euro mi trovo nelle mani una quantità di carta allucinante. Con il quotidiano, con il solo stramerdoso quotidiano, ho in regalo il settimanale del quotidiano stesso, una rivistina sulle nuove tecnologie, una rivista su come arredare casa mia con pochi spiccioli e un po’ di cartoline varie per abbonarmi a tutti le riviste del gruppo con sconti fenomenali.

Sono sveglio da due ore e ho già in mano tonnellate di carta…

Poi ieri sera non mi parte più il computer e allora dico guardo il manuale del sistema operativo. Carta utile, finalmente. Carta usata per scriverci quello che serve, per cavarmi dagli impicci, per trasmettere un po’ di cara e vecchia cultura, eccetera, sfumando.

Il manuale è composto da 24 pagine, così divise: la prima è la copertina; la seconda è bianca; la terza è bianca con scritto a metà foglio “… il centro della vostra vita digitale”; quarta pagina installazione; quinta pagina configurazione; dalla sesta all’undicesima la spiegazione riassunta di tutte le nuove meraviglie (chat, stop alla posta indesiderata, archiviare i propri contatti, masterizzare un CD e altre minchiate…); pagine 12 e 13 alcuni siti per saperne di più; da pagina 14 a 21 vi risparmio le boiate; pagine 22 e 23 bianche; pagina 24 nome dell’azienda produttrice e tutti i marchi e copyright e i diritti. Fine.

Okay, ho capito. Ho compreso il concetto: vado a comprarmi un libro. Stabilito che la carta gratis non vale veramente niente, cerco di consolarmi con quella a pagamento. In libreria prendo in mano il Mega Manuale di Mac Os X (è un nome finto, tanto per dire) e mi dico fico, con questo i problemi sono risolti; lo giro su se stesso per vedere quanto mi costerà il sapere e – porca merda, aggiungo – mi costerà 54 euro.
54 euro?
Ma che cazzo ci scrivono per valere 54 euro? Voglio dire, sono 104.000 della vecchie lire. Platone lo trovo a 5 euro. Il Mac OS X a 50.
Tra l’altro i primi capitoli li metteranno insieme con il copia e incolla, perché dicono ovviamente sempre le stesse cose. Compro libri su Photoshop da dieci anni e tutti iniziano con “capitolo uno: i menu di Photoshop”, partendo dal menu file e i comandi apri e salva e salva con nome che già le prime 124 pagine le potrei strappare e avere così un libro da solo un paio di chili anziché sei o sette.

E anche quelli che guardo adesso non si discostano dalla regola. Decine di volumi con un peso che varia dai due ai dieci chili (la carta, miodio, la povera e bistrattata carta…) che iniziano sostanzialmente tutti allo stesso modo (con le parole, per inciso, che dovrebbero essere contenute nei manuali allegati ai software, che ormai non esistono più – c’è la guida in linea! e se il computer non parte la guida in linea come cazzo la leggo? e il PDF di Acrobat come lo leggo? Li dovevo stampare prima, in un giorno di calma?).
Grazie al comando apri potrete aprire
; grazie al comando chiudi potrete chiudere; grazie al comando salva potrete salvare. 54 euro, grazie.

Ultimo appunto sulla carta: in questi giorni (sto parlando di quelli in cui sto scrivendo, lettore sprovveduto) a Milano c’è lo Smau. Non ci sono ancora andato, ma magari un giro lo farò. Quest’anno mi sono imposto, se andrò, di tenere le mani rigorosamente in tasca.
Se le lascio libere, dopo un’ora al massimo terranno ognuna una borsa PIENA di cataloghi e volantini e depliand e copie omaggio di riviste e.
Tornerò a casa, appoggerò le borse da qualche parte, poi da qualche altra parte, poi lei mi dirà: quando hai tempo dai un’occhiata a quelle borse piene di cataloghi dello smau, quelle appoggiate vicino alle borse con i cataloghi che avevi preso a maggio alla fiera del libro; poi butterò tutto via.

Cose mie

Fino al 100%

100% frutta, c’è scritto sul barattolo di marmellata che mi sono comprato. E’ buona; ottima, direi. Ma secondo me non è 100% frutta. Se fosse 100% frutta – a me al liceo han detto che la matematica non è un’opinione – dentro dovrebbero esserci delle albicocche intere, o spappolate, ma nient’altro. Altrimenti il 100% si abbassa, o no? Diventa il 99, il 98, il 90…

… e io sono sempre in questo maledetto ipermercato. Dopo un’estenuante settimana di lavoro, dopo una sveglia al sabato mattina, un viaggio nel traffico di Milano, un pasto all’autogrill, un posto di blocco dei carabinieri (l’altra sera – era sera, dopo le 22, buio pesto – mi fermano, fanno i soliti controlli girando attorno alla macchina e tendomi sulle spine e infine, mentre mi rende patente e libretto, l’appuntato mi dice “Mi raccomando, si ricordi i fari in autostrada, ché c’è la legge nuova…”. Ma sei fuori? E’ notte, è buio. Anche con quella vecchia i fari si accendevano…), una coda al semaforo a Novara, il gatto da sfamare che avverte appetito appena arrivo… il divano, sì!, cazzo, finalmente il divano! Un bacio alla mia bella e il divano, sprofondarci dentro, chiudere gli occhi, accendersi una Lucky…
E lei che dice “Ciccio, abbiamo il frigo vuoto. Se ci parlo dentro fa l’eco.”
“Amore, tesoro, ma è proprio necessario?”
“Eh sì.”

Mi aggiro tra le corsie come un automa, circondato da tutte queste scatole colorate e cartelloni con promozioni e parole, parole, parole.
Non compriamo prodotti: compriamo parole. Ci lasciamo abbracciare da tutte queste cazzate e compriamo le cose più inutili perché costano “solo” e ci fanno risparmiare “fino”.

E chi ha deciso che le brioches non costano 2 euro, ma SOLO due euro? Perché “solo”? In quale scala di valori è stato valutato questo SOLO? Le cose non costano più tot. Adesso costano solo tot.

E perché il detersivo che lei ha comprato pulisce fino al 10% in più degli altri. Fino? Cioé? A volte si ferma al 5, altre volte al 7 e ogni tanto arriva FINO al 10%? Cosa significa “fino”, porca puttana?

E questo più che è sempre dappertutto…
I prodotti fanno di più. O più di prima, spesso grazie ai benefici di una nuova, mirabolante formula. Davanti a me ho il detersivo che mi dice: “Nuova Formula! Lava sempre più bianco!”.
Quindi la mia camicia bianca diventerà ancora più bianca? E se compro dieci detersivi diversi, ognuno che lava sempre più bianco, posso farla diventare di un bianco accecante? Ma il bianco sbiancheggia all’infinito?
Ogni sei mesi cambiano la formula. E’ sempre nuova. Nuova formula. Nuova ricetta. Ma allora quelle vecchie, che ho comprato fino a ieri, facevano cagare?

Questo invece è per i pavimenti: “Pulisce sempre di più!”. Meno male. Spero che un giorno pulisca completamente. Cosa vuol dire sempre di più? Tesoro, il pavimento come va? Bene, è rimasta solo qualche traccia di merda di gatto; per fortuna questo detergente pulisce sempre di più.

Io passo il tempo a leggere tutte queste parole e in effetti è lei quella che dovrebbe avere un mancamento alla notizia che si sta partendo per l’ipermercato.
Mi perdo in queste frasi o a guardare i 3×2 e i 2×1 e il pacco famiglia. 180 bastoncini di pesce nell’economico pacco famiglia. Ma dove me li metto 180 bastoncini di pesce?

E gli omaggi? In regalo il pratico zaino! Nel fustino, il favoloso orologio al quarzo con cronometro di precisione! Una volta ho comprato questo detersivo e dentro c’era un orologio così schifoso che se me lo regalavano i miei quando avevo 8 anni glielo tiravo in faccia. E per di più era stato sepolto nel detersivo talmente a lungo che per sei mesi quando mi lavavo usciva della schiuma extra dal cinturino dell’orologio.
Vabbé, alla fine non me ne sono curato, tanto il detersivo costava solo 3 euro, lavava fino al 10% più degli altri e aveva una nuova formula che rendeva i colori ancora più vivi.

Cose mie